Ariano – Ettore Zecchino: “Popolare sì, ma contro Gambacorta e Caso”

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Ettore Zecchino, consigliere regionale del gruppo Caldoro Presidente a pochi giorni dalla tornata elettorale delle europee e delle amministrative vuole chiarire alcuni aspetti e soprattutto rispondere alle dure critiche ricevute da ogni parte: dalla sinistra, al centro e da destra.

In più non si sottrae a parlare del rapporto della famiglia Zecchino con la città di Ariano. Il papà Ortensio ex ministro ha dato molto a questa terra ma il consigliere regionale precisa: “ormai è fuori dalla politica attiva da 13 anni. Si sta dedicando alla creatura Biogem che sta dando soddisfazioni non solo alla ricerca scientifica ma soprattutto al territorio. Mio padre a questa terra è legatissimo, lo dimostra anche il fatto che non è andato via. Anzi ha profuso i suoi sforzi per far decollare un progetto che in Italia e all’Estero ci invidiano”.
Da padre in figlio, ma anche Ettore, neofita della politica avrà dato qualche segnale importante all’Irpinia: “mi ritrovo a far politica in un momento in cui c’è la sfiducia più alta. Nonostante l’indifferenza della collettività, come Giunta Caldoro siamo riusciti a dare importanti segnali verso le aree interne. Chi dice l’opposto, lo fa in malafede. Caldoro non devo difenderlo io, ma l’operato è sotto gli occhi di tutti e mi fa piacere che abbia espresso parole di apprezzamento rispetto al mio operato in Consiglio. Voglio ricordare gli sforzi per far passare l’Alta Capacità sul nostro territorio, la banda ultra larga (Ariano sarà tra i 4 comuni irpini prescelti, facendo da progetto pilota) e la sopravvivenza degli Enti su Ariano: dall’ospedale, al Genio Civile, allo Stapa-Cepica, alla formazione professionale. Come giunta abbiamo elargito fondi a innumerevoli comuni dell’Irpinia nei settori strategici: dall’agricoltura ai lavori pubblici.
Lanciare accuse in questo momento è l’arte più semplice, in un periodo di spending review il mantenimento del secondo livello dell’Ospedale Frangipane di Ariano non è cosa da poco.
Gli assessori regionali Russo, Cosenza e Nappi e il delegato alla Sanità Calabrò, ognuno per propria competenza non hanno certo abbandonato questo territorio. Riusciamo ancora a tenerci a galla”.

Ma Ettore, in questa sua esperienza politica l’ha vissuta anche in duplice veste, visto che era in Consiglio Comunale quando il sindaco Mainiero (ottima persona ci tiene a precisare) è stato sfiduciato. “Non nascondo che quella azione è stata di basso profilo, prima umano e poi politico. In tanti mistificano la realtà”. E da quella “forzatura” il gruppo dei zecchiniani si è rafforzato. “Con Alessandro Ciasullo e con tanti che si sono voluti unire a noi, abbiamo deciso la strada da intraprendere. Prima di tutto il nome di Ciasullo è venuto fuori da una decisione collegiale e non è stata imposta. Abbiamo gettato le basi per il vero rinnovamento, lasciando fuori chi questa città l’ha distrutta. Le nostre due liste che si rifanno al popolarismo europeo si basano sul rinnovamento della classe dirigente. Basta osservare i nostri nomi presenti nelle liste: nessuno ha mai avuto esperienze in passato.
Gli altri invece portano con sé consiglieri che hanno fatto parte degli ultimi consigli comunali, ma anche sabotatori e ricattatori politici. Artatamente si sono mischiati, ci sono candidati che prima erano con Mainiero, ora hanno allestito liste di sostegno a chi prima li avversava, con l’unico intento di entrare in Consiglio. Inutile che predicano il rinnovamento. Le loro operazioni sono frutto di ingegneria politica e questo è un’azione politica delittuosa”.
Zecchino parla di popolarismo, un termine che stride con la realtà, visto che alle ultime elezioni politiche era con Scelta Civica ed oggi quello stesso partito ha cambiato strada. “Concordo con l’analisi, avevo riposto molta fiducia in quella azione di Monti. Ma ora quel progetto è naufragato, ha preso una strada che va nella direzione opposta al popolarismo”. E tra un sorriso e una smorfia Zecchino si definisce “diversamente popolare”. Incuriosisce e lo sollecitiamo a spiegarci meglio il senso delle sue parole: “onde evitare fraintesi dico subito che alla corte di Dudù non ci vogliamo stare. Forza Italia di oggi così come concepita non ci appartiene. Il centrodestra per darsi una nuova veste deve ricercare un Renzi, una persona che ha avuto già esperienza amministrativa”.

Ma con quali caratteristiche? “il passaggio di consegne non può avvenire d’incanto. Bisogna avere la forza di far crescere classe dirigente. Nel centrodestra ciò non è mai avvenuto, anche perché Berlusconi è un solo uomo al comando. E quello schema si ripropone a tutti i livelli.
Il mio auspicio che si cambi passo, lo sforzo di unire deve venire da tutte le direzioni”. Ma tra Caso e Gambacorta? “Siamo della stessa famiglia Ppe, ma per amor di Dio siamo in antitesi, l’ho spiegato già prima, la scheda elettorale parla chiaro. Credo che bisogna mettere definitivamente un punto a questo ritornello. Anche per chiarezza nei confronti degli elettori. Siamo autonomi e noi rappresentiamo con Ciasullo il rinnovamento. Che aggiungere più?”.

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