Sembra un gioco di parole ma in realtà è il gioco del calcio, nella fattispecie quello praticato dall’Avellino in questo indecifrabile incipit di era Tesser: a Cagliari un’altra Salerno, a Bari un’altra Cagliari. Con ciò si vuole intendere che l’Avellino dei tre schiaffi consecutivi in trasferta, peraltro ricevuti in gare molto sentite da tutto l’ambiente irpino, è rimasto fedele al copione della squadra che si esprime ad alti livelli con diverse occasioni create, ma che a conti fatti è tornata a casa a mani vuote.
Anche con il Novara i biancoverdi avevano sciorinato ottimo calcio. Tirando le somme, soltanto contro il Modena è stato un Avellino bruttino ed in balia dell’avversario, ma tremendamente cinico e spietato attraverso la capacità di portare gli episodi dalla propria parte. Ad avercene di nuovo partite così ha ammesso Tesser che non riesce a darsi pace per l’incredibile mole di occasioni costruite e puntualmente non capitalizzate dai suoi attaccanti. Cinque le segnature finora all’attivo recanti le firme di due attaccanti, due centrocampisti ed un fantasista, Insigne, ieri schierato da interno nel centrocampo a cinque.
Da parte di Tesser un’intuizione efficace e lodevole – e qui veniamo alle note liete – che può diventare più di un alter ego del 4-3-1-2 che la casa è abituata ad offrire. Il folletto scuola Napoli ha fatto ammattire i centrocampisti e i difensori del Bari, al punto che in occasione del gol dell’1-1 hanno visto uscire dai propri radar lo spauracchio di turno. Un gol progettato da Zito e rifinito da Giron, altro ’94 come Insigne che ha sorpreso per padronanza tecnica e approccio mentale sulla fascia di competenza nella partita che ha segnato il suo debutto da titolare tra i pro.
Un gol bello, bello come l’Avellino che d’ora in poi dovrà specchiarsi di meno e concedere ancor meno nella fase difensiva, dove si sono aperte due falle fatali ai fini del risultato del San Nicola. Sembra quasi il prezzo da pagare per avere una squadra propositiva e che predilige la manovra dalle retrovie. L’Avellino in questo momento ha necessità di ritrovare almeno un pizzico di quell’equilibrio e di quella compattezza appartenuti alla gestione Rastelli. Il calcio è un gioco, a patto che per l’Avellino non continui ad esserlo di parole lungo l’impervio sentiero imboccato a Salerno e percorso in direzione Bari.