Ad Avellino tutti ne sono convinti. Alla fine la lotta salvezza potrebbe premiare la Scandone. Prima però ci sarà da superare l’ostacolo Reggio Calabria. Certo, fino ad ora, di questa stagione possiamo salvare poco. Senza alcun dubbio chi potrà trovare un piccolo giovamento da questa annata è Andrea Capobianco. L’attuale coach dell’Air, nato a Napoli ma molisano di adozione, seppur alla sua prima esperienza in serie A è da una vita nel mondo della palla a spicchi. La Campania è divenuta la sua patria cestistica. Gli inizi alla Jcoplastic Battipaglia, sotto la guida del suo mentore Roggiani. Poi arriva Salerno, dove da capo allenatore sfiora la promozione in B2 dalla C1. Nella stagione 2000/01 approdò alla De Vizia Avellino come responsabile del settore giovanile. L’annata successiva svolse anche il ruolo di assistant coach di Luca Dal Monte. Le ultime tre stagioni le ha trascorse in B2 ancora a Salerno. Il primo anno ha sfiorato la promozione. Nel secondo, tra difficoltà societarie e problemi con i giocatori è riuscito comunque a raggiungere la salvezza. Non solo allenatore, ma anche formatore. Capobianco, infatti, dirige i corsi per allenatore di base ed allievo allenatore, per conto della Federazione Nazionale Pallacanestro. Quest’anno il ritorno nella verde irpinia. Il suo arrivo aveva fatto discutere. Qualcuno spingeva per averlo, altri storcevano il naso. Alla fine è ritornato. Il suo compito, ancora una volta, sarebbe stato quello di essere il responsabile del settore giovanile e forgiare nuovi cestisti. Mai, forse, si sarebbe aspettato di ritrovarsi capo allenatore dopo l’esonero di Giuliani. Non sappiamo come andrà a finire il campionato, ma una cosa è certa: Capobianco ha fatto fino ad ora un ottimo lavoro. Ovviamente qualche errore è stato commesso, ma non si deve togliere ad “Andrea quel che è di Andrea”. Forse per lui il prossimo anno si apriranno nuove porte, per ora il suo obiettivo è quello di pensare alla “sua Scandone” e portarla alla salvezza. Col coach molisano abbiamo parlato dell’Air, delle difficoltà incontrate e del suo passato.
Allora coach, dopo la vittoria di Roseto questa Scandone quante possibilità ha di salvarsi?
“Percentuali non posso dartene perché non dipende solo da noi. Posso solo dire di essere fiducioso. Ho una squadra che mi segue, un buon gruppo”.
Contro Roseto vittoria importante?
“Contro la squadra di Caja abbiamo dimostrato che siamo vivi. La vittoria ci dà speranza, perchè per la prima volta, dall’inizio della stagione, abbiamo vinto due gare consecutive in casa. Abbiamo giocato bene, ma soprattutto abbiamo giocato da squadra. Per la mia filosofia di gioco questo è importantissimo”.
Andrea, noi riteniamo che la partita con Napoli, per il modo in cui è avvenuta, può aver cambiato il campionato, sbloccando psicologicamente i tuoi giocatori. Concordi?
“Sicuramente la gara con Napoli ci ha fatto acquisire consapevolezza. Ha fatto credere ai ragazzi che non erano proprio da buttare come tutti dicevano. Ma per ciò che riguarda il derby io vado in controtendenza. Sono convinto che la partita è stata vinta nei primi due quarti e non nei secondi due come tutti hanno detto”.
Perché la pensi così?
“Nei primi due quarti, nonostante lo svantaggio, siamo rimasti in partita riempiendo di falli i lunghi avversari. Quando Napoli ha realizzato un 5/6 da tre nel secondo quarto, con l’entrata di Larranaga, non ci siamo abbattuti. L’inerzia della gara l’avevamo noi e nella seconda frazione l’abbiamo dimostrato”.
Avellino prima di te ha contattato tre allenatori. Nessuno è venuto. Perché?
“Per tutti era una missione impossibile. Non era facile, mi sono ritrovato su una barca che stava affondando, però onestamente ci credevo e ci credo nel miracolo”.
Adesso si va a Reggio Calabria, e non sarà una passeggiata.
“No, non sarà assolutamente facile. Forse è la più difficile delle ultime quattro gare. La Viola è vero sta perdendo ed è già retrocessa ma si sta giocando tutte le partite. A Biella ad esempio ha impostato il suo gioco, facendo soffrire la squadra di casa. Ci sono ottimi giocatori, McCoy, Capin ed A.J.Guyton. Loro giocheranno senza pressioni. Dovremo fare attenzione”.
Quant’è stato difficile passare da una squadra di B2 ad una di serie A?
“Per me la pallacanestro, non per essere presuntuosi, è sempre la stessa. Cambiano i giocatori, cambiano i livelli di bravura. La mia filosofia del gioco si basa sulla lettura spazio tempo ed il concetto di vantaggio. Quando si gioca un’azione offensiva è importante che la squadra che attacca conquisti un vantaggio (in termini di spazio tempo) e lo mantenga. Per farla breve cambia la velocità del gioco. Più difficile a dirsi che a farsi”.
Ma quali sono state le tue reali difficoltà?
“Sicuramente la paura. Non era detto che ci potesse essere una svolta. La difficoltà più grande è stata la lingua. Non perché non conoscessi l’inglese, ma spiegare determinati concetti agli americani non è stato facile. Devo perciò ringraziare sia Bonora che Prato. I due ragazzi mi hanno aiutato tantissimo nello spiegare le mie idee al gruppo degli stranieri”.
Tanti dei ragazzi che hai allenato in passato nelle giovanili, oggi militano tra serie A e B1. E’una soddisfazione?
Il merito è loro. Anzi li ringrazio per avermi sopportato. Ma la cosa che mi fa più piacere è il rapporto di stima e di affetto che ci lega. Ragazzi come Valerio Amoroso, Luca Infante, Giuseppe Poeta è stato un piacere allenarli”.
Tutto questo è Andrea Capobianco. Persona umile e con una profonda conoscenza del gioco. Speriamo che questo basti per portarci alla salvezza. (di Giovanni La Rosa)
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