Airoma: comodo non scegliere, stare dalla parte giusta e’ una scelta di sacrificio

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AVELLINO- “Il contrasto tra il desiderio di giustizia ideale e la dura realtà della vita”. E’ un passaggio del libro “Dalla Parte Giusta” di Gennaro Capoluongo, investigatore di punta della Polizia, che il Procuratore della Repubblica di Avellino Domenico Airoma, (tra dei relatori della presentazione in città del libro al Circolo della Stampa, presenti anche il questore Pasquale Picone, il commissario prefettizio Giuliana Perrotta, il giornalista de “Il Mattino” e moderatore dell’incontro Valentino Di Giacomo) ha appuntato e ritiene la radice di chi “sente di dover stare dalla parte giusta e non dalla parte grigia”. Perché il magistrato lo ricorda a tutti: “Perché ritengo che nessuno pensa di essere dalla parte sbagliata, diciamoci la verità. Il problema e’ stare dalla parte grigia. Ma anche il criminale, anche il mafioso e il camorrista pensa di essere quasi investito da una missione salvifica. Se non capiamo questo non comprendiamo neanche l’interesse della mafia alla grigiosita’. In realtà molto spesso noi, mi ci metto anche io non volendo fare il censore o il moralista, ci fa comodo stare dalla parte grigia. Cioè non scegliere. Scegliere di non scegliere. E’ una cosa che fa comodo e quindi si vive in questo grigiore. Quando avverti questo contrasto, evangelicamente si dice: avere sete e fame di giustizia, ma devi averla però la fame di giustizia, allora sei dalla parte giusta”.
L’ADRENALINA E GLI ARRESTI IN MOLDAVIA E DI BIAGIO CAVA
“Se c’e’ una cosa che mi fa svegliare ogni mattina, ringraziando Dio, per il mestiere che faccio e’ l’adrenalina. Tutte le volte in cui ricordo, sopratutto quando stavo alla Distrettuale (Antimafia di Napoli ndr) c’erano delle operazioni importanti, anche se loro erano fuori, erano sull’obiettivo, io non riuscivo a dormire. Perché stai lì con il telefono aspettando la chiamata, se tutto era andato liscio, se c’era stato qualcuno che magari si era fatto male. Si creava quella comunanza, che va molto al di là del rapporto professionale. Questo lo posso dire e molto spesso ho cercato di trasmetterlo anche ai miei colleghi”. Il libro del Dirigente generale della Polizia ha aperto per il Procuratore della Repubblica di Avellino un cassetto di ricordi. “Ho testato sul campo che e’ un investigatore bravissimo- dice Airoma rivolgendosi a Capoluongo- l’ho mandato addirittura a Chisinao, in Moldavia a catturare un camorrista. Potrei citare tanti casi, come la cattura di Biagio Cava”. Airoma ha anche ricordato, aprendo il suo intervento: “Un po sorrido quando ascolto alcuni dei miei colleghi che dicono: “ho catturato…”. Va beh. Questo è un mestiere che sul campo e’ fatto da loro (indicando al tavolo non solo il dirigente generale della Polizia di Stato Gennaro Capoluongo, ma anche il questore Pasquale Picone) “. Chiudendo il suo intervento il Procuratore Airoma ha letto un passaggio dell’ultimo capitolo del libro: “No, non e’ il rimpianto di chi si e’ reso conto che i figli crescevano senza le dovute attenzioni della propria madre o del proprio padre; di chi non poteva programmare regolari usciite con la propria famiglia o con gli amici chi deve sempre porre attenzione ai luoghi e ai posti che frequenta”. “E’ la nostra vita Gennaro” ha detto il Procuratore Airoma rivolgendosi all’autore: l’abbiamo scelta. Però, tu dici giustamente alla fine, cos’è che ci ripaga? Il sacrificio. Ci ripaga il fatto stesso di aver scelto di stare dalla parte giusta, a prescindere dai risultati”. Aerre