Adc – Partito del Sud, De Angelis: “Meglio partito delle autonomie”

0
82

Avellino – Il recente dibattito sulla costituzione del partito del Sud e, con esso, il rinnovato interesse per la cosiddetta questione meridionale, ha suscitato negli ultimi mesi, anche sulle pagine dei quotidiani locali, un interessante terreno di confronto non privo di utili spunti.
Secondo Carmine De Angelis, capogruppo Adc alla Provincia, sulla scia di una prospettiva di analisi più istituzionale e forse meno viziata dal colore politico, occorre muovere da una fondamentale premessa che esula dai discorsi di rinnovato meridionalismo o di antropologia politica meridionale: l’avvicinamento della Repubblica a un modello di decentramento politico e territoriale ‘spinto’ che ha esaltato le istante autonomiste, e che ha costituito il termine di raffronto per chi voglia oggi parlare di questione meridionale o di partito del Sud.

“Il tema del partito del Sud – ha spiegato De Angelis – è in sostanza il tema del federalismo inteso come una dimensione non solo istituzionale o di organizzazione amministrativa ma anche come una concezione ideologica. Infatti, l’attuale organizzazione statale non è in grado di rispondere alla straordinaria pluralità delle forme di convivenza sociale, così come risulta insufficiente la rappresentanza costruita sulle sole organizzazione partitiche”.

Parlare di partito del Sud allora significa guardare al tema della autonomia intesa come una dimensione antropologica e politica ma soprattutto, con un certo realismo, alla questione della riorganizzazione delle competenze. “Insomma, più che partito del sud, sarà utile parlare di partito dell’autonomia! Il federalismo deve essere insieme competitivo e attento alle esigenze delle realtà meno forti proprio perché senza quello spirito di patto federativo si rischierebbe da un lato di scivolare verso un agonismo libertario o al contrario sprofondare in un solidarismo assistenziale perverso.
Quello che deve emergere è un concetto fondamentale: un progetto politico complessivo non una questione vecchia, trita e ritrita, ripetuta e, quasi, inutile di nuovo o vecchia questione meridionale.
Questa è la mentalità che deve animare il dibattito nazionale del partito del sud, e impedire di trovarsi imbrigliati in un gioco a somma zero, in cui manca visione e pensiero, in una parola manca un progetto, un racconto di una Italia che si fondi sui territori, sulle autonomie locali, sulle diversità capaci di diventare esempio da cui ripartire. Allora, vi sono delle priorità per un partito che voglia ribadire il senso e il percorso autonomistico della nostra Repubblica, che riconsegni e rinnovi l’attenzione verso forme della rappresentanza sociale: la fine di un Bicameralismo perfetto e l’affermazione di un Bicameralismo imperfetto con la contestuale nascita di una Camera delle Autonomie locali, la riperimetrazione delle materie di competenza legislativa, la riforma degli enti locali, il riposizionamento delle autonomie speciali, l’affermazione di un federalismo fiscale limitato a materie liminari in grado, al contempo, di riaffermare quel forte peso statuale nelle materie fondamentali come sanità, previdenza, scuola, istruzione e ricerca, difesa.
Ogni ipotesi di costituzione di un partito delle autonomie (sostitutivo della nozione campanilistica di Sud o anche della bassoliniana coniazione di Sudd) deve partire dalle coscienza federale: la difesa della propria irrinunciabile autonomia ma anche l’apertura all’altro, al tema della differenza, in un foedus capace di accordare il tema della libertà con quello della solidarietà”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here