Una vita tra missioni segrete e lotte per legalità, sempre con la divisa indosso e quel passamontagna che ne travisa il volto rendendolo quasi un eroe mascherato dei giorni nostri.
Il Comandante Alfa, Croce d’Oro al merito dell’Arma dei Carabinieri e tra i fondatori del Gis, il gruppo d’intervento speciale dedito ad arresti difficili ed irruzioni, ha deciso di raccontarsi in esclusiva ai microfoni di IrpiniaNews senza lesinare particolari sulla sua esistenza, trascorsa per la maggior parte nell’ombra al servizio dello stato e della sicurezza dei cittadini.
Oggi, il carabiniere paracadutista, con il grado di luogotenente da poco in pensione, unisce lo spessore morale di un uomo da sempre in lotta per la giustizia, la libertà e la democrazia, in difesa dei più deboli, promuovendo la cultura della legalità e raccogliendo fondi attraverso la partecipazione ad eventi in tutta Italia e la pubblicazione di libri, come Cuore di Rondine o Missioni Segrete, in cui racconta la sua eccezionale esperienza di militare e di uomo.
“I giovani non hanno bisogno solo di insegnamenti, ma anche di testimonianza – ci racconta – io voglio essere da esempio per loro, dicendo di credere in loro stessi e che non esistono obiettivi irraggiungibili. I miei libri? Hanno come scopo quello di avvicinare la gente alle forze dell’ordine, le nostre sono tra le più invidiate del mondo. La mia speranza è che i giovani si avvicinino alle forze armate perché noi siamo loro amici e non nemici. Il rispetto non si ottiene combattendo la violenza con altra violenza”.
Non mancano, nel corso dell’intervista, i riferimenti alla serie cult Gomorra. “E’ stata devastante per i giovani – ha continuato il Carabiniere – ha fornito un’immagine sbagliata di Napoli, che invece è tra le città più belle d’Italia e del Mondo”.
Il Comandante Alfa, tuttavia, parla anche della sua famiglia: “Mia moglie è una donna strepitosa, ha accettato la mia assenza ed è stata da madre e da padre per i miei figli”. Perché raccontare le gesta del Gis? “Affinché persone che hanno deciso di vivere nell’ombra, rinunciando ad una vita privata, alla discoteca o al cinema, non vadano dimenticate ma, al contrario, siano da esempio alla collettività spingendola a credere nelle istituzioni”.