VD/Fini ad Avellino si racconta: “Berlusconi abituato a comandare”

0
189

Guarda la fotogallery

Dopo mesi di latitanza dalla scena politica a causa della disfatta elettorale che lo ha lasciato fuori dagli scranni di Montecitorio, Gianfranco Fini torna a far parlare di sé con “Il ventennio, io Berlusconi e la destra tradita”. Un romanzo presentato oggi al Circolo della Stampa di Avellino, in cui l’ex presidente della Camera racconta del suo rapporto con Silvio Berlusconi, iniziato in quel lontano 24 marzo 1994 quando l’Italia intera resta ammaliata da quel vento di cambiamento chiamato Forza Italia.
Una sorta di mea culpa quello di Fini, dove cerca di analizzare cause e responsabilità del suo declino politico. “Il rapporto con Berlusconi – dice – è durato tra alti e bassi 20 anni. Si può dire sia stato di reciproco interesse, entrambi avevamo capito che per governare avevamo bisogno l’uno dell’altro. Tuttavia all’inizio riuscivo a convincerlo nel modificare alcune sue posizioni, ad esempio ero riuscito a fargli capire che l’alleanza con la Lega era squilibrata perché esclusivamente nell’interesse del settentrione”.
Le ombre invece, sono iniziate all’indomani della nascita del Pdl, in seguito alla fusione di Alleanza Nazionale con Forza Italia: “Il mio errore fu quello di far confluire il partito nel Popolo delle Libertà – continua Fini – ma ciò che non mi perdono non fu tanto questo, quanto non l’avere capito la vera natura di Silvio Berlusconi. Lui pensa di avere sempre ragione, è abituato a comandare, crede che l’Italia sia il Milan ed io avevo sottovalutato che nel momento in cui bisognava mediare la sua natura sarebbe prevalsa”.
Insomma anche una mente sopraffina come quella di Gianfranco Fini, alla vigilia del voto, ‘era caduta nella tela’ di Silvio Berlusconi, compromettendo in tal modo l’autonomia della destra. Un errore imperdonabile che ha causato i primi disguidi con i suoi colleghi di partito, anche se Fini si difende: “È un’azione che abbiamo preso di comune accordo, ci fu un congresso e decidemmo per la fusione. Chi oggi punta il dito fu il primo a votare a favore”.
Ma il consenso maggiore Fini lo perde col suo elettorato nel corso della sua presidenza alla Camera, quando si trasforma nel principale antagonista di Berlusconi e le sue dichiarazioni vengono spesse tacciate di connivenza con la sinistra. “Non sono stato capito – aggiunge – io svolgevo il mio ruolo che era quello di essere imparziale. Me lo imponeva la Costituzione”. L’obiettivo adesso è ripartire da una destra europea che va al di là degli slogan e dei luoghi comuni. “Non ha senso dirsi di destra, o di sinistra senza programmi e contenuti. La destra ha bisogno di idee e di proposte, la retorica non serve più. Lo stesso vale per l’Europa, io sono un europeista convinto, ma anche l’Europa non può costruire le fondamenta e poi dimenticarsi di porte e finestre”. (di Rosa Iandiorio )

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here