VIDEO/ Terremoto, le immagini delle devastazioni. Oltre 70 vittime. Si scava sotto le macerie

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Una tragedia già vista e vissuta tante volte.

L’Italia si ritrova ancora una volta a piangere le vittime dell’ennesimo terribile terremoto che nella notte ha colpito il centro del Paese.

La prima violentissima scossa, pochi minuti dopo le ore 3.30, di magnitudo superiore a 6.0 ha devastato l’area fra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, provocando morti e feriti. L’epicentro è nei pressi di Accumoli, in provincia di Rieti, nel Lazio, a soli 4 chilometri di profondità, un paese equidistante da Amatrice e Norcia.

Il terribile sisma è stato avvertito dalle regioni del Nord Italia fino in Campania e ad Avellino.

Accumoli ma anche Amatrice sono stati polverizzati.

Secondo le informazioni diramate da Protezione civile, sindaci, vigili del fuoco e Ansa sono 73 le vittime accertate, compresa la famiglia di 4 persone di Accumoli – mamma, papà e due bambini piccoli – che per ore i soccorritori hanno tentato di salvare. Il dato provvisorio è aggiornato di ora in ora dal Dipartimento della Protezione Civile: in particolare, i morti ad Amatrice sono 53 tra Amatrice ed Accumoli, mentre sono 20 i morti accertati dalla Protezione civile delle Marche. Ancora imprecisato il numero dei dispersi. Al Pronto soccorso di Ascoli e di San Benedetto del Tronto sono arrivati almeno 81 feriti, di cui 7 in gravi condizioni, 153 sono ricoverati nelle strutture del Lazio.

“La situazione è drammatica. Peggio che a L’aquila a livello di crolli stutturali. Tutte le case del centro in pietra sono crollate così come quelle vecchie. In quelle di cemento sono esplose le tamponature. Il risultato è che si vedono tre piani schiacciati che diventano uno” ha detto Paolo Crescenzi, responsabile della Protezione civile della Valle del Velino. Per il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio “… si tratta di un prezzo importante. Il bollettino è destinato a crescere”.

Uno scenario amaro, un destino triste che la nostra provincia ha vissuto da vicino quel maledetto 23 novembre del 1980 dove le vittime furono migliaia.

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