VIDEO/ Carabinieri, il neo comandante Cagnazzo: “Credo nei valori umani, l’Arma è al servizio del cittadino”

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Pasquale Manganiello – Da lunedì 18 settembre 2017 Avellino ha un nuovo Comandante Provinciale dei Carabinieri. È il Colonnello Massimo Cagnazzo che subentra al Ten. Colonnello Franco Di Pietro.

Stamane il Colonnello ha incontrato i rappresentanti degli organi di informazione in una conferenza stampa in cui ha affrontato i vari temi che coinvolgeranno la sua attività nella provincia irpina.

“Per me la caserma è aperta a chiunque – ha dichiarato il Colonnello – l’Arma è al servizio del cittadino. Proseguo nella mia linea di comando a difesa del territorio e nella lotta alla criminalità. La mia priorità riguarda occuparsi di tutto, non bisogna fare distinzioni. Franco Di Pietro è stato un validissimo predecessore, proseguirò sulla sua linea. Ho fatto già un giro dei vari reparti presenti sul territorio, sono già stato anche nel Vallo di Lauro. Avellino rappresenta una provincia ricca a livello paesaggistico e artistico, con gente laboriosa, diversa da altre province della Campania. Il mio compito è quello di dare impulso a tutte le attività con passione e disponibilità. Abbiamo bisogno della vicinanza del cittadino, il nostro compito è servire il Paese con umiltà. Qualsiasi esigenza è un’esigenza importante, il furto o l’estorsione hanno lo stesso peso in determinati contesti. Ho detto ai Comandanti di Stazione di mettersi sempre nei panni del cittadino.”

Cagnazzo ha raccontato come il suo impegno derivi da una moralità che ha attraversato generazioni nella sua famiglia:

“Il nostro è un impegno morale. Nel contesto provinciale bisogna dare massima attenzione agli anziani, diffondendo notizie sulle attività criminose e sulle truffe: se il fenomeno si conosce, si può evitare. Per quanto riguarda la lotta alla droga, prima dello spaccio occorre consentire che la domanda sia ridotta grazie ad una campagna informativa che l’Arma fa da anni. In seguito si opererà per il contrasto al traffico di stupefacenti. Non faccio promesse, noi dobbiamo dare certezze e lo si fa con risultati, professionalità, lavoro quotidiano. Faccio un appello ai cittadini: ci siano vicini. Io sono nato in una caserma, mio padre era carabiniere, mio nonno era carabiniere; per me è stato facile, il mio intento è di rinnovare quei valori. Sono vicino ai caduti dell’Arma e a chi opera per il bene della Comunità. Non credo nella sinergia, essa rappresenta un distacco: bisogna agire all’unisono con le altre Forze dell’Ordine. A Ravenna siamo riusciti a debellare l’abusivismo commerciale, ognuno ha fatto la sua parte, l’Arma da sola non ce la fa. Già siamo in sintonia, procederemo all’unisono anche ad Avellino.”

Infine, il ricordo del Generale Niglio e del tenente Pittoni:

“Noi dobbiamo garantire la libertà e mi riferisco alla criminalità organizzata. La mafia non si percepisce, la Camorra non si percepisce. L’attenzione è alta, il cittadino deve essere libero di vivere con un concetto di sicurezza che i miei carabinieri devono portare avanti. Ho ereditato un Comando provinciale fertile, con persone capaci. Le premesse che arrivano dagli uffici della Procura di Avellino ci danno sicuramente uno slancio importante. Ci tengo sempre a ricordare due esempi fondamentali per me. Il Generale Niglio ed il tenente Pittoni. Credo molto nei valori umani, dedico a loro le mie giornate”.

Quarantasettenne, originario di Napoli, il Colonnello Cagnazzo ha intrapreso la carriera militare nel 1985, frequentando la Scuola Militare “Nunziatella” di Napoli e i corsi dell’Accademia Militare di Modena e della Scuola di Applicazione Carabinieri a Roma. È Laureato in Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze della Sicurezza Interna ed Esterna.

Inizia la sua carriera professionale nel 1993 quale comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile di Taurianova (RC), maturando successivamente vaste e significative esperienze di Comando soprattutto in Calabria ed in Campania. Da Ufficiale Superiore ha Comandato il 10° Battaglione Carabinieri Campania ed infine il Comando Provinciale di Ravenna che ha retto fino a prima di approdare in Irpinia.

Un percorso che gli ha permesso di scontrarsi con diverse realtà, da quelle legate ai clan camorristici e alle guerre di ‘ndrangheta a quelle della criminalità comune, ricevendo nel corso della carriere numerosi elogi ed onorificenze.