“Un registro dei defibrillatori in Irpinia”, la sfida riparte dal “118” di Ariano

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Marco Grasso – “Sui defibrillatori c’è un problema prima di tutto di mappatura. Chi possiede un macchinario “salvavita”, nonostante sia obbligato per legge, spesso non lo comunica al “118” del comune di competenza e questo, naturalmente, complica non poco l’operatività sul terriorio. Il defibrillatore è un bene pubblico a servizio della collettività, va quindi messo in rete”. Pasqualino Molinario, medico del “118” ad Ariano, è istruttore BLS-D, acronimo che sta per Basic Life Support and Defibrillation, ossia tutte le attività e le tecniche di primo soccorso, come la rianimazione cardio-polmonare RCP ed altre manovre a supporto delle funzioni vitali.

“Solo ad Ariano abbiamo formato circa 2mila persone. Il personale in grado di utilizzare un defibrillatore c’è, non è questo il problema. Basta del resto un corso di cinque ore da parte di un centro di formazione accredito in Regione, ormai sempre più numerosi anche in Irpinia”.

Il punto è che non c’è ancora, nonostante le tante sollecitazioni, un registro specifico. “Qualsiasi associazione sportiva, scuola o comune -precisa il dirigente medico – dovrebbe comunicare il possesso di un defibrillatore e, naturalmente, formare chi dovrà poi utilizzarlo. Non c’è cosa peggiore di acquistare uno di questi macchinari “salvavita” per poi dimenticarselo in un armadietto”.

Al momento l’obbligo di dotarsi di un defibrillatore è solo in capo alle società sportive. “Per gli altri luoghi pubblici c’è solo una circolare di raccomandazione. C’è ancora troppa superficialità, poca attenzione e non credo sia neanche un problema di costi perchè oggi, con mille euro, si può comprare uno strumento efficacissimo”.

“Qualcuno forse ancora non sa che la morte improvvisa colpisce una persona ogni mille abitanti e, soprattutto, che molti di questi possono essere salvati solo nei primi dieci minuti. Solo l’uso immediato del debrillatore, associato ad un massaggio cardiaco, può ridurre il numero di morti. Attualmente si salva solo il 5-6 per cento delle persone che decedono per casi di morte improvvisa. E’ un dato inaccettabile, che può e deve essere migliorato”.

Il dirigente medico chiude con un appello alla sensibilizzazione ed all’informazione. “Serve la collaborazione di tutti i comuni, delle scuole, delle parrochie e, più in generale, di tutti i luoghi pubblici. Solo informando la cittadinanza in maniera costante e mirata abbiamo la possibilità di invertire il trend e aumentare significativamente – conclude Molinario – il grado di sicurezza percepita nelle nostre comunità”.