Turismo, Acone (Città del Vino) lancia la sfida: “Facciamo rete con Salerno e Benevento”

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Marco Grasso – “Con l’Area Vasta abbiamo un’occasione importante per lavorare seriamente e di concerto su un progetto turistico di lungo respiro. Oltre 40 sindaci hanno finalmente deciso di condividere un percorso comune: è arrivato il momento di mettere da parte indivualismi e scelte di convenienza e lavorare, tutti insieme, per l’Irpinia”.

Teobaldo Acone, ambasciatore nazionale dell’associazione “Città del Vino”, chiama subito in causa i sindaci. “Sono loro i primi promotori del territorio. Ai primi cittadini si collegano le Proloco che hanno il compito di far conoscere il proprio comune di competenza. Poi c’è la filiera enogastronomica e, quindi, le cantine con gli alberghi, i ristoranti, gli agriturismo e le country house. E’ bene tenere presenti questi passaggi, altrimenti si rischia solo di fare confusione”.

Acone, è così difficile fare turismo in Irpinia?

E’ complicato, molto complicato. Sono anni che provo a dialogare con tutti, e a tutti i livelli. Si fa fatica a capire e cambiare, purtroppo è così. Credo che debba essere cambiato prima di tutto l’approccio. Al nuovo sindaco di Lapio, ad esempio, ho proposto un tavolo con la nostra associazione e le imprese, chiedendole di accantionare per un attimo le sagre e gli eventi più in generale che hanno respiro corto e servono, fondamentalmente, a fare cassa. Io credo che a Lapio come in tanti altri comuni della provincia, lavorando in sinergia con la Proloco, si possano definire pacchetti e itinerari turistici intorno le filiere vitivinicole del Greco, del Fiano e del Taurasi. Siamo in ritardo, ma non è mai troppo tardi per partire.

Il vino è il grande attrattore?

E’ una risorsa straordinaria, ma da sola non è sufficiente. Basti pensare che Torrioni, Chianche, Petruro sono di fatti fuori dai circuiti del Greco. Gli itinerari turistici si fermano a Montefusco. I comuni più piccoli, disagiati anche geograficamente, si solo isolati: anche così si spiega il caso del biodigestore, calato su un territorio che, in questi anni, non si è saputo organizzare e fare sistema intorno ad una risorsa straordinaria come quella del vino.

Colpa solo di sindaci poco lungimiranti?

Ma no, per carità, è la politica complessivamente ad essere assente. Io credo che la Regione, e le istitiuzioni più in generale, debbano uscire allo scoperto e spiegare quali intenzioni hanno per lo sviluppo del nostro territorio. In Irpinia abbiamo un riferimento importante come il presidente della Commissione Agricoltura Maurizio Petracca. Lui e la presidente del consiglio regionale Rosetta D’Amelio hanno il dovere di ascoltare il territorio. Non si può più andare avanti con sagre ed eventi spot, non è questa la strada giusta. In questo modo non si creerà mai vero sviluppo. Da soli, individualmente, non si va da nessuna parte. Ecco perchè l’Area Vasta diventa un’occasione straordinaria per voltare pagina, mettere in moto un nuovo processo. Ma ora tocca al territorio, ognuno deve fare la propria parte in un disegno più complessivo e, soprattutto, condiviso”.

Cosa manca alla nostra provincia per trasformare il turismo in un’alternativa credibile, in grado di garantire numeri stabili e reddito certo?

C’è bisogno di agire su tre leve: formazione, promozione e comunicazione. Sono queste le tre parole chiave, non a caso contenute nel protocollo d’intesa sottoscritto con l’ex sindaco Paolo Foti nell’ambito dell’Area Vasta. La formazione va fatta prima di tutto ai sindaci, che devono imparare a promuovere il territorio. Così come, restando alla formazione, penso anche alle guide turistiche del vino e a mirate politiche di accoglienza. Non si può più improvvisare, serve più organizzazione. Per quanto riguarda la promozione vanno poi organizzati gli itinerari, con la cartellonistica, le guide e i relativi pacchetti. In passato, con le strade del vino immaginate dall’ex presidente della Provincia Maselli, erano state messe in cantiere iniziative importanti, svanite di fatto nel nulla.

E la comunicazione? Perchè la nostra Irpinia è ancora poco conosciuta anche da realtà vicine?

Perchè non abbiamo mai fatto un investimento serio e duraturo sulla comunicazione. A valle di tutti i processi ci deve essere un imponente lavoro di comunicazione di respiro nazionale. La nostra provincia va comunicata all’esterno in maniera massiccia e capillare. Una sfida che si può vincere solo se restiamo uniti e se impariamo a promuovere un concetto di Irpinia unico, condiviso. E’ un gap che viene dal passato, da colmare al più presto.

L’Irpinia, da sola, può farcela?

Quando io parlo di lavorare in sinergia penso anche alla necessità di imparare in fretta a guardare oltre i confini provinciali. Con le province di Salerno e Benevento credo si possano mettere in campo iniziative condivise, si tratta di realtà in qualche modo complementari alla nostra. Se Napoli e Caserta hanno un turismo già definito e sviluppato autonomamente, la provincia di Salerno, anche per la vicinanza geogafica, può rappresentare un bacino importante di turisti e visitatori per le aree interne, naturalmente all’interno di pacchetti turistici che puntano in prima battuta sulla costiera amalfitana e gli altri grandi attrattori del Salernitano. All’Irpinia basterebbe iniziare ad intercettare una percentuale minima del flusso di turisti che attraversa, ormai lungo tutto l’anno, la nostra regione.

 

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