Terremoto in Irpinia, l’esperto: “Fenomeno non raro. Occorrono giorni per caratterizzare attività anomale”

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“Si tratta di eventi di sismicità media che non venivano registrati da un po’ di tempo”.

E’ quanto ha riferito a Irpinianews Gaetano Festa, avellinese, geofisico e docente di Fisica della Terra e dell’atmosfera all’Università degli Studi di Napoli Federico II, in relazione alle scosse di terremoto registrate questa mattina in provincia di Avellino.

“In realtà – spiega Festa – abbiamo assistito a due scosse principali. La prima di Magnitudo Locale 2.4 a Castel Baronia e la seconda di 3.0 a Villanova del Battista, scosse che sono state registrate dalla Rete sismica ISNet installata in Irpinia. Normalmente non è raro osservare una sismicità del genere. E’ chiaro, scosse di Magnitudo 3 capitano una volta ogni sei mesi circa ma non possiamo parlare di fenomeno raro. Si tratta di eventi di sismicità media che non venivano registrati da un po’ di tempo. Per caratterizzare un comportamento anomalo occorre capire come si evolve la sequenza dei terremoti su più giorni. In Irpinia, è noto, si registrano micro terremoti ogni giorno al di là di quelli di entità media registrati in mattinata. Si tratta della normale sismicità della nostra area ma, come detto, per capire se esiste una anomalia occorre attendere più giorni”.

Parlando di attività sismica in Irpinia, non si può non far riferimento al Centro Cima Amra di Sant’Angelo dei Lombardi, struttura di monitoraggio antisismica che ha chiuso ormai i battenti da diversi anni.

In rosso, le due scosse principali dell'8 marzo
In rosso, le due scosse principali dell’8 marzo
Il prof. Festa sottolinea l’importanza di questi punti di riferimento sul territorio, precisando: “Attualmente, il monitoraggio dei sismi sul nostro territorio è assicurato dall’Ingv che, anche attraverso una sede a Grottaminarda, può contare su una rete sismica all’avanguardia, così come pure contribuiscono l’Università di Napoli e Amra che quotidianamente producono servizio di bollettino. Dunque, sul piano del monitoraggio la nostra è un’area ben coperta. Ovvio che sarebbe utile avere una ulteriore struttura presente sul territorio, una struttura che possa interfacciarsi con la popolazione e con gli Enti locali, per fornire divulgazione e formazione”.

E sul rischio sismico: “Gli ultimi terremoti, da quello de L’Aquila all’Emilia, ci dicono che le procedure attivate secondo i piani sono state efficienti. Che la popolazione sia più o meno pronta ad affrontare un ipotetico terremoto di maggiore entità dipende dalla sensibilità delle persone, dalla conoscenza del rischio sismico. Su questo punto forse non si sta facendo tanto o, almeno, quello che si fa non è molto conosciuto. Ormai il sisma del 1980 fa parte del passato remoto della nostra storia, ecco perchè sono decisamente importanti iniziative sul territorio per educare la cittadinanza al rischio e alla risposta in caso di sismi”.

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