Tecnostampi: ultimo atto. Zaolino: “Non mi arrendo”

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Avellino – Tanto tuonò che piovve. Sembra conclusa e nel modo peggiore – come paventato da settimane – la vertenza Tecnostampi. Oggi l’amministratore Marco Goffi ha confermato la messa in liquidazione dell’azienda annunciando la vendita di tutti i beni. E così per gli 80 tecnici, non ancora rassegnati e sempre attivi sul fronte della contestazione con il sit-in di protesta davanti allo stabilimento che prosegue, si apre il baratro di un futuro incerto più che mai. “Questa partita poteva essere gestita meglio”, commenta il segretario Fim Cisl Giuseppe Zaolino che sente forte il peso non tanto della condotta aziendale – “Una gestione a dir poco scellerata”, aveva dichiarato in settimana – quanto per le ripercussioni sui dipendenti. “Meritavano di più – attacca – Non è possibile gettare così alle ortiche un’esperienza e una formazione maturata nel corso di una tradizione ultratrentennale come è quella degli operai della Tecnostampi”. Tuttavia proprio il know-how acquisito nel tempo dalle risorse umane, unito alla capacità di stare sul mercato mostrata in passato dall’opificio di Pianodardine, potrebbero rappresentare le fiammelle con le quali alimentare ancora la fiaccola della speranza. “Io non mi arrendo – dichiara Zaolino – perché sono convinto che molto ancora si possa fare per individuare imprenditori seri e capaci in grado di rilevare l’azienda. E a questo punto – aggiunge – se l’attuale società vuole fare qualcosa di utile, può impegnarsi proprio su questo fronte”. Il sindacato in ogni caso non resterà a guardare. Tra le priorità in agenda, fa sapere infatti il segretario Fim Cisl, c’è proprio quella di un faccia a faccia con il liquidatore per verificare se ci siano i crismi per il subingresso di nuovi dirigenti. Se ciò non dovesse essere non ci sarebbero più alternative alla cassa integrazione straordinaria per gli 80 dipendenti, prima del fallimento dell’azienda.
Uno spauracchio a tinte fosche, quella della cassa integrazione, che aleggia anche sui 21 lavoratori della Piacenza Rimorchi di Nusco che proprio oggi ha avviato le attività di messa in liquidazione. Alla Lima Sud invece si è innescata la procedura di riduzione del personale, con un esubero di 15 unità per un organico complessivo di 88 dipendenti. Il tanto temuto effetto domino della recessione sembra quindi materializzarsi sempre più pericolosamente. “Ora soffrono di più le piccole imprese – avverte Zaolino – ma questa perversa spirale può presto salire verso l’alto, andando ad urtare anche le maggiori realtà produttive e a quel punto si tratterebbe davvero di un disastro irrecuperabile”. E proprio a proposito di grande industria, anche queste saranno le preoccupazioni al centro della manifestazione di domani davanti alla Fma di Pratola Serra. Un appuntamento importante presso il luogo simbolo dell’economia irpina al quale parteciperanno sindacati, sindaci, alcune delegazioni di partiti politici e chiaramente i lavoratori, compresi quelli della Tecnostampi.

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