Strage Acqualonga, è il giorno del giudizio. Attesa per la sentenza di primo grado

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Renato Spiniello – Tra meno di ventiquattrore e dopo oltre cinque anni di indagini e dibattimenti, il giudice monocratico Luigi Buono, al netto di un’eventuale replica da parte del Procuratore capo Rosario Cantelmo, pronuncerà la sentenza di primo grado sul processo scaturito da una delle più gravi tragedie stradali d’Italia, seconda solo al recente crollo del ponte Morandi di Genova.

Era sera quel 28 luglio del 2013 quando lungo l’autostrada A16, nel tratto di Monteforte Irpino, sul viadotto Acqualonga, un bus di pellegrini diretto a Pozzuoli per un guasto al sistema frenante ha impattato contro le barriere bordo-ponte sfondandole e precipitando nel vuoto da un’altezza di trenta metri. Alla fine si contarono quaranta vittime, la maggior parte delle quali decedute sul colpo al termine della rovinosa caduta. Pochissimi i superstiti tra bambini e passeggeri protetti, come testimoniato successivamente, dall’abbraccio dei propri cari ma che comunque hanno riportato profonde conseguenze sia fisiche che morali.

Il processo, insediatosi a carico di quindici imputati, partì solo nel settembre del 2015, nell’insolito scenario della Sala Blu dell’ex Carcere Borbonico di Piazzale De Marsico. A quel giorno fecero seguito tre anni di udienze tra testimonianze strazianti dei superstiti, ricostruzioni, interrogatori, perizie e controperizie, attacchi, difese e proteste, alcune delle quali  eclatanti ma dettate dal quel desidero di “giustizia” che tra meno di ventiquattro ore avrà finalmente una fine, almeno per quanto riguarda il primo grado di giudizio.

“Se entro oggi non arriverà la sentenza io personalmente resterò all’interno dell’Aula di Tribunale finché il giudice non la pronuncerà”: così alla penultima udienza Giuseppe Bruno, che quel tragico giorno perse i genitori. Sopravvissuti e familiari delle vittime, in questi lunghi anni, non hanno mai fatto mancare la propria presenza alle udienze, nonostante il dolore, la distanza da Avellino e anche i problemi fisici dovuti proprio all’incidente. E non si escludono, in caso di eventuale slittamento della lettura del dispositivo, ulteriori proteste. Qualora il Procuratore capo Rosario Cantelmo non dovesse ritenere necessaria alcuna controreplica, allora il giudice Buono si chiuderà in Camera di Consiglio fino al momento della sentenza.

I NOMI DELLE VITTIME – Immacolata Ambrosio, Anna Acquarulo, Assunta e Gennaro Artiaco, Carolina e Giovanni Basile, Salvatore Bruno, Luciano e Mario Caiazzo, Maria Carannante, Raffaela Chiocca, Giovanni Conte, Maria Luisa Corsale, Antonio, Silvana e Simona Del Giudice, Teresa Delle Cave, Salvatore Di Bonito, Filomena Di Paolo, Gennaro Esposito, Agnese e Barbara Illiano, Olga Iodice, Elisabetta Iuliano, Ciro Lametta, Giuseppina Lucignano, Anna Mirelli, Irene Musto, Procolo Paone, Pasquale Parrella, Anna Raiola, Teresa Restivo, Luigia Rocco, Antonietta e Maria Rosaria Rusciano, Maria Elisabetta Russo, Alfonso Terracciano, Salvatore Testa, Vincenza Trincone e Biagio Vallefuoco.

LE RICHIESTE DI CONDANNA – Al termine della requisitoria i pm Rosario Cantelmo e Cecilia Annecchini hanno chiesto dieci anni a testa di reclusione per dodici imputati tra dirigenti e funzionari di Autostrade per l’Italia, ovvero per Giovanni Castellucci, Paolo Berti, Riccardo Mollo, Michele Renzi, Nicola Spadavecchia, Bruno Gerardi, Michele Maietta, Gianluca De Franceschi, Gianni Marrone, Massimo Fornaci, Marco Perna e Antonio Sorrentino. Invocati inoltre dodici anni per Gennaro Lametta, titolare dell’agenzia viaggi Mondo Travel e fratello di Ciro, autista del bus deceduto nello schianto, nove anni per Antonietta Ceriola e sei anni e sei mesi per Vittorio Saulino, entrambi dipendenti della Motorizzazione Civile di Napoli.