Se un migrante stupra, tutti i migranti sono stupratori; se un prete è pedofilo, tutti i preti sono pedofili?

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Pasquale Manganiello – Partiamo dal presupposto che quello che è accaduto nella giornata di martedì ad Avellino è qualcosa di orribile e per casi del genere, che lo stupratore sia maliano, congolese, cinese, ivoriano, italiano o messicano, andrebbe immediatamente buttata via la chiave di una cella di massima sicurezza in qualche posto isolato nel mondo. Dal mio punto di vista andrebbero immediatamente elevate le pene per la violenza nei confronti delle donne, dei bambini e degli animali. E non capisco perché non lo si faccia.

Ma ci sono alcune considerazioni da evidenziare.

C’era da aspettarsi la valanga di commenti razzisti che declamano senza se e senza ma di spedirli tutti quanti a casa (a casa dove? E come?) perché i “neri” sono l’origine di tutti i mali italiani, sono loro che ci fottono il lavoro, sono fastidiosi e pericolosi mentre chiedono l’elemosina in mezzo alla strada, sono il diavolo in persona ecc ecc.

C’è chi chiede che vengano affondati i barconi a largo, chi chiede l’evirazione multipla perché tutti devono pagare per la violenza di uno, c’è chi se la prende con il Governo che li fa entrare, c’è chi invoca lo sparare a vista.

Naturalmente, per fortuna, molti invitano a non far di tutta l’erba un fascio, evidenziando i tanti casi di stupratori “bianchi e italiani” che si avvicendano nelle pagine di cronaca nazionale, purtroppo sempre più spesso nell’ultimo periodo.

Risalire al nocciolo di un sistema gestito dall’Italia e dagli italiani, sistema che la Magistratura ha scoperchiato negli ultimi anni con casi di condotta mafiosa e criminale, sembra essere poco propenso ad essere accettato. “Il male sono loro. E punto”. Il quadro chiave è che il modo in cui in molti casi (non tutti, chiaramente) questi migranti sono gestiti sul nostro territorio, completamente abbandonati a se stessi, senza nessuna possibilità di inclusione sociale, trattati come un bancomat e come un’opportunità di fare soldi sul dolore e sulla sofferenza, è una delle cause di questi avvenimenti sconcertanti. Certo è che le mele marce sono presenti dappertutto: questo giovane ha rovinato la vita ad una ragazza e deve pagare.

Ma non possiamo condannare tutti gli immigrati presenti nella nostra provincia perché uno di loro è un violentatore, come non possiamo condannare tutti i preti e i parroci del mondo perché in molte parti del globo la pedofilia ha dilagato nella Chiesa o condannare tutta la Pubblica Amministrazione perché un’ampia parte è corrotta.

Il razzismo in tutto e per tutto ha un solo nemico: noi stessi. L’ivoriano che ieri ha tentato di violentare la giovane avellinese ha fatto del male alla nostra comunità, ma anche alla sua.

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