Rotondi in città da Ministro tra lusinghe e… ironie

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Avellino – “Nulla in politica accade per caso. E il nuovo incarico affidato a Gianfranco Rotondi arriva quando in Irpinia scompare un’intera classe dirigente”. Il Presidente del Consiglio Comunale di Avellino, Giuseppe Vetrano, accoglie il nuovo Ministro per l’Attuazione del Programma con una riflessione che sembra avere tutto il sapore di una rivoluzione. Avellino ‘celebra’ il membro del nuovo Governo. E lo fa ‘a modo suo’. L’aula consiliare di Piazza del Popolo trabocca di rappresentanti istituzionali, ma soprattutto di gente comune. Un’accoglienza ‘insolita’, quella riservata a Gianfranco Rotondi, ma che riflette –come sottolineato dallo stesso esponente della DCA- l’animo della città: “E’ la nostra natura: un’indole rissosa che sa fare sintesi attraverso uno stile politico di grande umanità”. L’intervento del neo Ministro è stato anticipato dai saluti e dagli auguri del sindaco di Avellino, Pino Galasso, del presidente Vetrano, e di tutte le forze politiche cittadine apparse quanto mai lusinghiere nei confronti del nuovo esponente del Governo Berlusconi “…il cui prestigio – ha precisato Gengaro – è stato riconosciuto lontano da quella città che ha visto muovere i suoi primi passi in politica”. Nemo profeta in patria, verrebbe da dire. Ma non è mai troppo tardi per riscattarsi. Le scuse pubbliche, condite da un caloroso applauso, arrivano per bocca del capogruppo del Pd, Guido D’Avanzo. “Le chiedo scusa a nome del partito che rappresento e di tutti gli avellinesi. È tornato in quella stessa città che non l’ha voluta e non l’ha votata, dimostrando un alto spessore umano e politico. Il prestigioso incarico che andrà a ricoprire è la prova che nella vita l’impegno e la serietà pagano sempre”. Rotondi, con semplicità e ironia, restituisce alla platea cittadina il dolce… e il salato. “Mi avete offerto il privilegio di ascoltare la mia commemorazione. Raccolgo le vostre affettuose bugie ribadendo senza ipocrisia l’impegno verso la mia terra così come dimostrato negli ultimi anni, lasciando cioè la gestione ai miei competenti dirigenti. Entro in questo Governo senza aver amministrato niente. Voglio imparare a fare il Ministro e intendo farlo con il contributo di tutti, soprattutto il vostro. Non mi erigerò a capoclasse, ma intendo vigilare sui processi istituzionali e sulla realizzazione dei programmi”.
La visita in città comincia con una tappa inconsueta: il cimitero. “La mia giornata irpina è iniziata con l’omaggio a Fiorentino Sullo. Un signore della politica che ha ispirato le mie scelte, incoraggiandomi, ancora quindicenne, ad entrare in questo mondo. Ho ritenuto giusto che quel ragazzino, oggi Ministro, tornasse dal suo maestro. Intorno a noi è cambiato tutto, ma siamo ancora noi. In un periodo di grande transizione, quella cultura democratico-cristiana vive ancora… forse in forme diverse ma non è tramontata. Ho imparato negli anni a lottare, a volte ho vinto, altre ho perso ma non mi sono mai fatto da parte. Ho rispettato l’opinione degli altri e mai avrei pensato un giorno di raccogliere 53mila voti dai milanesi. Ognuno di noi è anche il luogo in cui è nato (non a caso mantengo ancora la residenza ad Avellino) ma la nostra identità di irpini è vissuta più profondamente in Lombardia che qui”. Infine l’appello ai partiti: “In questo Governo non c’è una rappresentanza di questa fetta di Sud e probabilmente c’è una forte ipoteca della Lega, ma ritengo che questa presenza sia un elemento di forza e non una discriminante: è un movimento che ricorda i partiti di una volta, molto radicato sul territorio, capace realmente di raccogliere le istanze della gente. Cosa che oggi le forze politiche non fanno. È necessario identificare gli obiettivi e offrire una vera proposta di cambiamento per il Mezzogiorno e l’Irpinia. Non a caso mi impegnerò affinché il Governo sostenga finanziariamente la legge 44/86 sull’imprenditoria giovanile che porta il nome di un altro nostro illustre concittadino, Salverino De Vito”. (di Marianna Morante)

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