Ordine Avvocati Avellino: Ottimismo e guardia alta,così si esce dalla crisi.

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Ordine avvocati avellino
Ordine avvocati avellino

«Bisogna essere ottimisti senza abbassare mai la guardia. Solo così si può uscire dalla crisi». Ne è convinto Fabio Benigni, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Avellino.

Presidente Benigni, qual è lo stato di salute dell’avvocatura in città?

«L’avvocatura come tutta le professioni è destinataria di una crisi economica che crea tutta una serie di disagi. A questo bisogna aggiungere che negli ultimi 10 anni il legislatore ha messo in campo una serie di leggi che hanno svilito la figura dell’avvocato e hanno acuito i problemi del settore».

Quali?

«Misure alternative alla risoluzione delle controversie, ad esempio, come la negoziazione assistita, la mediazione e l’arbitrato forense, che, però, non hanno sortito i risultati sperati. Ricorrendo a questi istituti il cittadino dovrebbe rinunciare alla giurisdizione dello stato e al giudizio del magistrato e questo non spesso è accettato di buon grado. Inoltre, queste nuove misure non hanno determinato risultati tangibili rispetto alle lungaggini giuridiche. Nonostante si registri una profonda diffidenza nei confronti della giustizia, allo stesso tempo è altrettanto difficile che un cittadino decida di farsi giudicare da un soggetto privato e non dallo Stato. Tutti questi nuovi istituti, inoltre generano ulteriori oneri e richiedono ulteriori adempimenti a carico dell’avvocato per accedere alla fase giudiziaria. Tutte attività che già venivano espletate prima di introdurre la causa o la transazione tra le parti e che adesso risultano semplicemente ridondanti».

Mediazioni, arbitrati e negoziazioni in pratica superflue?

«Non dico questo. Anzi. Tutti questi istituti sono assolutamente condivisibile, ma andrebbero strutturati in maniera diversa, utilizzando maggiori risorse umane. Ad esempio impiegando i giovani che studiano per il concorso in Magistratura e che non riescono a farcela».

Avvocato Fabio Benigni
Avvocato Fabio Benigni

In questo Paese non si fa tanto per agevolare i giovani che si affacciano nel mondo delle professioni. Un esempio è dato anche dalla Cassa forense non crede?

«Il nuovo regolamento della cassa prevede l’iscrizione obbligatoria per tutti. Prima chi non si dedicava in maniera continuativa alla professione poteva iscriversi all’ordine senza dover fare lo stesso con la Cassa. Oggi non è così e anche i giovani professionisti che iniziano l’attività e si confrontano con i problemi dei primi anni sono obbligati a pagare i cosiddetti contributi minimi. Una misura che, in un momento di crisi, penalizza l’avvocatura e soprattutto i giovani che si avvicinano alla professione. Anche in questo caso un principio valido si trasforma in un boomerang. Bisogna strutturare bene anche questa proposta».

Dal punto di vista tecnologico, poi, la professione sta attraversando una fase di rivoluzione. Dove porterà?

«L’entrata in vigore del processo telematico avrà risultati soltanto nel lungo periodo. Per adesso, viste le scarse risorse impiegate per giungere al processo civile telematico, avvertiamo soltanto i disagi di questo periodo di transizione. Stesso discorso vale per tutte le altre fasi di digitalizzazione dell’attività forense. Le carte e i faldoni, nonostante il processo telematico, continuano ad aumentare e la sola palestra dell’ex Scuola elementare “Dante Alighieri” non è adeguata. Il Comune è in difficoltà e noi ne siamo consapevoli. Dobbiamo essere ottimisti e fare di necessità virtù. È fisiologico che il nuovo sistema telematico necessiti dei suoi tempi per essere assimilato da tutti ed entrare pienamente a regime. Per adesso raccogliamo solo i disagi e le problematiche di questo processo. Più in là sono sicuro che le cose andranno meglio».

E’ così ottimista anche sul futuro del Tribunale Avellino?

«Bisogna per forza esserlo. Da tempo stiamo cercando delle soluzioni alternative all’attuale Palazzo di Giustizia che è una struttura datata e inadeguata a causa delle obsolete misure di sicurezza, antincendio e antisismiche non aderente alle attuali legislazioni. L’accorpamento di Sant’Angelo e un’utenza maggiorata purtroppo creano inevitabili disagi. Problemi che in parte sono stati risolti con l’utilizzo della struttura presente all’ex Distretto militare. Tuttavia, a piazza D’Armi continua a mancare una manutenzione continua e adeguata. Nelle scorse settimane sono partiti i primi lavori. Speriamo che questo non implichi una paralisi per l’attività forense».

Dal suo osservatorio privilegiato, come vede la città di Avellino?

«Una volta si diceva che Avellino era la città per le famiglie. Oggi non è più così. Gli ultimi accadimenti ci dicono che la città non è tranquilla come una volta. Ha ancora tutta una serie di vantaggi e privilegi, rispetto agli altri capoluoghi campani, ma non ha più una sua vocazione. Per questo motivo credo che bisogna mantenere l’attenzione alta per evitare che la città possa finire alla deriva. È necessario valorizzare il senso civico e gli aspetti positivi cercando di essere obiettivi e costruttivi. Avellino è una città cantiere, dove mancano punti di ritrovo per i giovani, ma è pur vero che i lavori per ammodernare una città vanno realizzati. Bisogna guardare in prospettiva. Voglio sperare che tra qualche anno la città torni ad essere più bella e quindi più accogliente. In questo voglio e devo essere ottimista».

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