Viaggio nella movida avellinese con la popstar Marcello Apicella

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Parlare di movida, con un’accezione un po’ più generale, è molto riduttivo ma soprattutto l’argomento può avere diverse sfaccettature. Con questo termine si è soliti indicare il divertimento, l’animazione, la vita notturna giovanile ma, ad oggi, la situazione è completamente cambiata; a rendersi protagonisti delle serate mondane non ci sono solo i giovani ma anche persone di mezza di età che aspettano l’evento musicale della settimana o la serata in qualche locale per svagarsi e staccare un pò la spina.

Ad Avellino, lo snodo cruciale che ha cambiato luoghi e modi di vivere il divertimento, è stata sicuramente la chiusura della discoteca East Side dove, nel corso degli anni, sono cresciuti migliaia di giovani irpini (e non solo): le serate dell’East Side richiamavano infatti un pubblico proveniente da ogni parte della Campania e persino dalle regioni limitrofe (Basso Lazio, Puglia,ecc).

Dalla chiusura dell’East Side sono nati il “Venerdì avellinese” e le serate nei locali accompagnate da musica di ogni genere dove la gente si riversa per dare una svolta al suo fine settimana.

Abbiamo provato ad analizzare la movida avellinese con uno dei suoi principali protagonisti, il cantautore pop Marcello Apicella, richiestissimo nei locali avellinesi e super seguito dal pubblico anche grazie al suo primo album, “Vera”, lanciato nel settembre del 2012, che ha riscosso un grandissimo successo con la vendita di più di 3.000 copie.

Cosa provi nel sentirti la popstar dei locali avellinesi?

“E’ una gran bella soddisfazione anche se non mi adagio su questo; è un punto di partenza per fare sempre meglio e portare avanti il mio prodotto. Ai canali pubblicitari ho sempre preferito il passaparola, per uno come me che di gavetta ne ha fatta tanta.”

Qual è, secondo te, la tua più grande dote che ti consente di essere super seguito dai giovani e non solo?

“E’ tutto merito della musica: ha il  potere assoluto di unificare persone diverse tra loro che non hanno niente in comune, o forse solo una canzone che si ritrovano a cantare insieme, in un piccolo locale, la sera per divertirsi. Le persone, quando sono in un ambiente dove c’è buona musica, sono sorridenti, felici, rilassate. Con il mio impegno e lavoro ho avuto la fortuna di unire,intorno a me, tutte quelle persone che amano la musica”.

Sei un’icona della vita mondana avellinese, ce la puoi raccontare anche attraverso qualche aneddoto?

“Avellino è una città particolare, pare che dorma ma invece non è così. La gente, in mancanza di strutture adatte dove divertirsi, non aspetta altro che le feste e gli eventi mondani per poter staccare la spina e vivere un momento ricreativo e di puro divertimento. La movida avellinese è ampia, ci sono un sacco di ragazzi che hanno deciso di non abbandonare la propria città per viversela fino in fondo, soprattutto di notte, quando Avellino abbandona i suoi panni lavorativi e si trasforma nel centro del divertimento grazie proprio all’intraprendenza di molti giovani che si animano per vivacizzare questa città, attirando così l’attenzione dei paesi limitrofi che ci avevano abbandonato.

L’evento che ha segnato la nascita di queste nuove forme di organizzazione sociale  è stato sicuramente la chiusura negli anni ’90 della discoteca East Side, il fulcro della movida avellinese e principale centro di aggregazione. Dalla chiusura dell’East Side sono nati il venerdi Avellinese e le serate nei locali. Mi è capitato spesso di imbattermi in persone che restano nei locali fino alle 3 o alle 4 di mattina, i cosiddetti instancabili, che cercano compagnia per dividersi una sigaretta oppure fare giusto una chiacchiera prima di andare a letto. L’ho sempre trovato fantastico perchè significava sentirsi parte di una città, nel cuore della notte, che era ancora viva.”

Frequentarsi e stare a contatto con la gente ti ha segnato in qualche modo?

“Decisamente sì, ho sempre bisogno di stare a contatto con la gente e di avere un confronto continuo. Sono follemente innamorato delle persone perchè mi piace la varietà che li caratterizza.”

Il tuo primo disco “Vera” ha venduto più di 3.000 copie e l’omonimo video ha riscosso grande successo su youtube. Da dove nascono le tue canzoni?

“E’ iniziato tutto in modo strano e inconsapevole. Già dai tempi della scuola media, prima di andare a dormire, mi sentivo strano, quasi come se avessi avuto un peso sullo stomaco che non mi permetteva di riposare; così ho iniziato a scrivere testi, poesie, canzoni e dopo averlo fatto mi svuotavo, mi sentivo meglio. Il tutto poi si è  sviluppato fino a raggiungere il suo apice quando ho iniziato a suonare la chitarra; da quel momento in poi ho iniziato a scrivere canzoni, la maggior parte di queste sognate e ideate durante la notte. All’inizio sono stato molto restio a pubblicare il disco perchè geloso dei miei scritti, poi ho capito che se non l’avessi fatto sarei incappato in un vuoto egoismo nel non portare la mia arte agli altri. Non smetterò mai di ringraziare Dio per il dono che mi ha dato, la musica mi scorre nelle vene sempre, in ogni cosa che faccio. 

Si dice che quando si ama qualcuno lo si pensa più volte e più di se stessi durante il giorno: ecco questo mi capita con la musica. L’album “Vera” nasce per ordinare tutto il mio iter musicale sviluppato nel corso degli anni. Per l’ideazione dell’album è stata importante per me l’esperienza bolognese. Mi sono trasferito nel capoluogo emiliano agli inizi del 2000, allora Bologna era il centro della musica e il confronto con gli altri artisti mi ha reso ancor più consapevole della mia forza musicale. A Bologna ho deciso di pubblicare un album quando sarei rientrato ad Avellino grazie anche all’aiuto delle mie conoscenze sviluppate nel corso degli anni in giro per l’Italia. La pubblicazione del mio primo lavoro è stata una grande gioia, a prescindere dal risultato delle 3000 copie vendute e dei numerosi download da internet. Dopo un anno ho realizzato il video di Vera che, senza troppe pubblicità, ha raggiunto più 15.000 visualizzazioni. Un risultato importantissimo.”

Chi è Vera?

“E’ un’escort di alto bordo di cui si innamora il classico impiegato che, nel condurre una vita monotona, trova il suo momento più vivace nell’incontro con Vera di cui si innamora perdutamente. L’uomo pensa, ingenuamente, con i soldi di comprarsi l’amore della donna, spende i suoi stipendi per far sì che lei s’innamori di lui, ma non sa che Vera, quando arriverà la primavera, andrà via con tutti i soldi che ha riscosso con il suo ‘lavoro’. Vera è la classica cantonata che si prende per amore.”

Qual è la tua canzone preferita dell’album “Vera”?

“E’ come chiedere alla mamma a quale figlio si vuol più bene. Sono particolarmente legato a ‘Luce nel buio’ perchè scritta quando è morta mia nonna, anche se la canzone che più mi rispecchia è ‘Sai’: io sono la proiezione di questa canzone, per niente commerciale e che ho voluto lasciare così appositamente.”

Nel tuo percorso musicale hai conosciuto persone interessanti di cui porti un piacevole ricordo?

“Quando ho avuto bisogno di aiuto sia per la pubblicazione del disco, che del video, ho avuto la disponibilità di persone che hanno collaborato con me a titolo completamente gratuito ed è stato bellissimo riscontrare tutto questo affetto. Ad Antonio Iandolo Centerbe, Giuseppe Sarno, Daniele Damaso, Armando Nigro non sarò mai fin troppo grato. Tra le conoscenze che più mi hanno colpito, ho un ricordo piacevole di Lucio Dalla e Francesco Guccini a cui feci ascoltare delle mie canzoni realizzate durante il mio periodo bolognese. Quando mi presentai da Guccini mi disse: ‘Oggi mi sento il disco. Domani porta due bottiglie di Greco di Tufo e ti do il mio parere’. Sono molto legato anche a Fabrizio Moro di cui ho aperto diverse concerti.”

Cosa pensi dei talent show e secondo te, grazie ad essi, è possibile oggi sfondare più facilmente nella musica ?

“Il talent show è la più grande bufala della storia ed è un mezzo per fare solo business e con la musica non si può fare solo questo dal momento che essa nasce dalle viscere dell’uomo, dalla sua esperienza. Un ragazzo di 20 anni, catapultato in una platea di 40-50.ooo persone, che prodotto valido può offrire, se non ha visto ancora niente della vita? E’ usato per far intascare al produttore di turno, che gli ha scritto la canzone, ancora più soldi. Il Talent Show ha distrutto la cultura musicale italiana, deviando l’attenzione degli italiani che si sono allontanati dalla vera musica.

Il fallimento di questi programmi si riscontra nel fatto che dopo decenni, quelli che si sono imposti nel panorama musicale, si contano su un palmo di mano. Rispetto agli anni ’90, solo 10 persone su 1.000 volevano fare il cantante ora, invece, il cantante è un prodotto mediatico, lo si fa quasi come se fosse una moda e ciò che viene fuori non è qualcosa di buono. Oggi la cultura musicale sta a zero, si ascoltano sempre gli stessi artisti da una vita, di innovativo c’è poco o nulla.”

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? C’è qualcosa in cantiere?

“Sto collaborando con Dino Vitola Editore, produttore dei vari Vasco Rossi, Jovanotti, Eros Ramazzotti, per la realizzazione di un nuovo album che dovrebbe uscire verso la fine dell’anno.”

In conclusione a quale cantautore ti ispiri?

“Essendo cresciuto con mio fratello, che è un grande estimatore della musica di qualità e quindi dei vari Doors, Led Zeppelin, The Cure, Pink Floyd, sarebbe riduttivo dire che mi ispiro ad un solo cantautore o ad un unico gruppo. Certamente, essendo baritono, ho sempre visto con particolare attenzione Piero Pelù, quando faceva parte dei Litfiba a partire dal lontano 1985. Mentre I Pearl Jam mi hanno influenzato sul modo di cantare e di esprimermi.”

 

 

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