L’assessore regionale Fortini: “Risorse per le carceri, ma va salvaguardato il sistema del Welfare”

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Marco Grasso – “Se si immaginano risorse solo per determinate questioni, il sistema rischia di franare. Bisogna invece considerare il sistema di Welfare che vogliamo costruire ed è in questo contesto che va inserito il problema delle carceri”.

Per l’assessore regionale alle Politiche Sociali Lucia Fortini, alla Casa Circondariale di Bellizzi per partecipare al convegno “La pena oltre le mura del carcere: le misure di comunità alla luce della riforma dell’ordinamento penitenziario”, organizzato dal Garante dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale della Provincia di Avellino, la Provincia di Avellino, la Caritas e la Camera Penale Irpina, “le misure alternative alla detenzione presuppongono un sistema di prevenzione che funzioni da un lato ed una capacità di accoglienza dall’altro. Come Regione abbiamo finanziato, con quattro milioni di euro, dei programmi di formazione anche migliorare la coscienza del singolo individuo, in modo che colga l’opportunità di uscire da un carcere e non costituisca un fattore di rischio per la collettività”.

“L’emergenza sovraffollamento ci spinge a guardare oltre le mura di un carcere”, precisa Carlo Mele, Garante provinciale dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà e Direttore Caritas Diocesana di Avellino. “In carcere ci sono immigrati che non sanno dove andare. Oppure tanti, troppi ragazzi: in questo caso si deve pensare ad un maggiore utilizzo delle misure altermative”.

A livello nazionale, a fronte di una capienza delle carcere di 51mila detenuti, ce ne sono quasi 10mila in più. “In più. come noto, il personale non è adeguato a gestire il numero di detenuti. Senza contare i servizi assolutamente inadeguati, come nel caso dell’istruzione e della salute”, precisa Mele.

Il Provveditore dell’Amministrazione Penitenzaria campana Giuseppe Martone, intervenuto in sostituzione di Francesco Basentini, Capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, si sofferma sui tagli della Madia che quantifica in 700 unità. “E’ stato ignorato che in Italia sono stati costruiti altri cinque padiglioni all’interno di carceri già esistenti, questo ha evidentemente complicato ulteriormente il lavoro degli agenti”.

“Non bisogna inoltre ignorare che l’età media del personale è ormai superiore ai 50 anni, con tutte le conseguenze del caso. Fortunatamente dovrebbe partire a breve un concorso per 2800 soprintendenti che dovrebbe contribuire a riequilibrare la nostra pianta organica anche in vista dell’assunzioni di altri agenti. Nel giro di un anno e mezzo – conclude – la situazione potrebbe complessivamente migliorare”.