Frank Cancian inaugura il “MAVI”, Museo Antropologico Visivo Irpino

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Frank Cancian inaugura il MAVI: “Grazie mille a chi ha lavorato per questo risultato”

Si è tenuta nel tardo pomeriggio di ieri l’inaugurazione del Museo Antropologico Visivo Irpino. A procedere col taglio del nastro, il sindaco di Lacedonia Antonio Di Conza e il professor Frank Cancian, arrivato a Napoli da Parigi.

Visibilmente emozionato sin dall’ultima curva che, salendo dalla A16, gli ha schiuso la vista del paese, Cancian è intervenuto brevemente e, in un misto di italiano e castillano, ha voluto rivolgere un pensiero “a tutti coloro che hanno lavorato per il MAVI. Grazie, mille grazie!”, ha affermato il professore.

Ringraziamenti sono arrivati anche dal sindaco Antonio Di Conza, che ha voluto ricordare come “l’importanza della fotografia riesca, nei tempi moderni, a mostrare ancora tutta la sua potenza iconografica e la sua capacità, è proprio il caso di dirlo, di fermare il tempo”. Non potevano mancare citazioni a quel gruppo di cittadini lacedoniesi che hanno fortemente premuto per la realizzazione del museo. Di quest’ultimo, dei suoi scopi e della sua organizzazione ha voluto parlare il direttore Antonia Pio: “Un’aula didattica, una biblioteca, due sale per mostre personali e una sala, all’ultimo piano, tutta dedicata alle 1801 fotografie di Cancian”, ha affermato la Pio.

Dopo il brindisi e la cena, la serata si è conclusa con un affollato Reading di poesie dal titolo “Un paese”, a cura del professor Rocco Pignatiello, presso i giardini del MAVI: letture sull’importanza delle radici da parte di Paolo Speranza, Aldo Vella, Michele Miscia, Maria Tartaglia, Claudia Tanga e Marilinda Donatiello, con sottofondo musicale di Nicola Pignatiello.

Ricco programma anche quest’ogg. Dalle 11, presso la Chiesa di San Filippo, si terrà un incontro pubblico dal titolo ”Sono un fotografo con un punto di vista”: si tratterà in maniera analitica e tecnica il progetto “Milleottocento e 1 passaggi”. Coordinati dal giornalista Leandro Pisano, interverranno Frank Cancian, Annalisa Cervone, Salvatore Di Vilio, Michele Mari, Aldo Colucciello, Nicola Loviento e Federico Iadarola.

Alle 17, i Giardini dell’Istituto Magistrale ospiteranno un dibattito dal titolo “Il MAVI e l’importanza della rete museale nelle aree interne”, al quale saranno presenti rappresentati istituzionali regionali, del mondo delle Pro Loco, il presidente della Comunità dell’Alta Irpinia, Ciriaco De Mita, e i sindaci dei comuni. A seguire, la premiazione del concorso “Milleottocento e 1 passaggi – Un paese italiano 2017”, mentre alle 22 andrà in scena il “dj set and cooking-set” di Dub&Patan – roots, culture and militant food.

Cos’è il Museo Antropologico Visivo Irpino e chi è Frank Cancian Il MAVI, che verrà inaugurato il prossimo 9 agosto, ha sede in uno stabile dell’Ottocento nel cuore di Lacedonia, in passato adibito a carcere circondariale e poi a pretura mandamentale e ristrutturato dopo il sisma del 1980, a due passi dallo storico Istituto Magistrale “Francesco De Sanctis”.

E’ figlio della curiosità di un giovanissimo studente di Antropologia, prima, e della passione civile di un gruppo di lacedoniesi, poi. Il Museo Antropologico Visivo Irpino è un progetto che nasce alcuni anni fa, dopo la pubblicazione del libro “Lacedonia, un paese italiano, 1957”, di Frank Cancian. Elemento fondante del museo sono le 1801 foto che proprio Cancian ha messo a disposizione dei visitatori. Si tratta di immagini scattate tra il gennaio e il luglio del 1957, periodo che l’allora ventiduenne americano trascorse a Lacedonia dopo aver vinto una borsa di studio presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Le foto sono materiale preziosissimo – non a caso hanno avuto l’immediato ed entusiasta sostegno della Soprintendenza e della Regione Campania -, perché ci restituiscono con vivace immediatezza e con forte impatto visivo ed emotivo lo spirito di quel tempo e di quel mondo contadino ormai scomparso a seguito dell’emigrazione, dopo le enormi trasformazioni del secondo dopoguerra.

Si tratta di scatti che ritraggono i cittadini di un piccolo paese dell’entroterra irpino nella loro quotidianità: al lavoro, a scuola, in casa, nelle masserie, durante le processioni, al bar, in piazza, nel corso di cerimonie. Volti ed espressioni che affermano con incisività ciò che non sempre si ritrova nelle testimonianze scritte. La ricerca di materiale finora ritenuto di scarso valore per la storia (proverbi, canzoni, foto, quadri) è dunque l’obiettivo del museo: il tutto andrà ad arricchire la già copiosa Collezione Cancian.