Festa: “Andiamo a casa per il bene di Avellino. Operazione verità? La può fare il commissario”

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Marci Imbimbo – Il giorno della sfiducia, 24 novembre, si avvicina, ma si fa più forte l’idea che possa essere ritirata, in attesa del dissesto. Gianluca Festa, cosa succederà il 24 novembre? Si va o no in Aula per la sfiducia?
La conclusione di questa esperienza amministrativa triste non è in discussione. In Comune non si sta amministrando da 5 mesi che seguono i 5 anni di pessima amministrazione. Chi vuole bene a questa città, senza cercare sotterfugi, accordicchi e altro, deve mettere in discussione la propria poltrona e ridare la parola agli elettori. Nessuno ce l’ha con Ciampi o i 5 Stelle, ma c’è una difficoltà oggettiva nell’amministrare la città, anzi non si sta amministrando.

Quindi il suo gruppo resta fermo sullo sfiducia?
È giusto che gli avellinesi riabbiano la parola e venga eletto un sindaco che abbia la maggioranza. E questo lo dice uno che ha rinunciato ad una poltrona in Provincia e sono pronto a rinunciare anche a quella al Comune perché voglio bene ad Avellino. Egoisticamente, io potrei lucrare da un punto di vista elettorale perché, se rimanessero i 5 Stelle al governo della città, continuerebbero a perdere consensi. Ma ci sarebbe il fallimento amministrativo e della vivibilità di Avellino. E questo non lo può consentire. Quindi la sfiducia deve essere discussa e votata a favore per ridare la parola agli avellinesi. Poi sceglieranno loro da chi farsi amministrare.

Però c’è chi, tra il fronte della sfiducia, preferirebbe aspettare la discussione sul dissesto.
In questo momento ci sono due certezza: la calendarizzazione della sfiducia e la diffida del Prefetto sugli equilibri. Si arriva in ritardo a discutere sui conti per responsabilità dell’amministrazione e non vorrei che fosse utilizzato come motivo di scambio tra dissesto e sfiducia. Noi siamo per votare la mozione il 24 novembre, se qualche consigliere avesse a cuore prima le sorti del bilancio e poi la sfiducia allora lo dicesse, ma per noi rimane ineludibile la discussione sulla mozione e la sua votazione favorevole.

Con la diffida in arrivo sugli equilibri, nel caso in cui non arrivasse in tempo il parere dei revisori sul dissesto, si rischierebbe di andare a casa lo stesso, anche a prescindere dalla mozione di sfiducia. C’è chi addirittura ipotizza una sorta di ricatto da parte dell’amministrazione. Anche Lei è di questo avviso?
Non si può giocare sulla pelle della città collegando la questione dissesto alla sfiducia, né tanto meno andando a barattare qualche voto sul dissesto rispetto alla sfiducia. Detto ciò, non è che se andiamo a casa la questione bilancio rimane appesa. Sarà il commissario prefettizio a discuterla, partendo dal presupposto che, l’unico atto tecnico al momento disponibile, quello del ragioniere capo, parla di pre-dissesto. Mentre il dissesto è citato dall’atto politico. Ma da che mondo è mondo è sempre prevalsa, nelle decisione sui conti, la parte tecnica. Anche un eventuale commissario prefettizio ripartirebbe dalla relazione del ragioniere capo attendendo quella dei revisori dei conti. Insomma, la presenza dei consiglieri è relativa, non è un motivo per non andare a casa. Gli atti sono stati tutti consumati: il ragioniere capo parla di pre-dissesto, mentre la giunta di dissesto, i revisori metteranno ulteriore chiarezza nei conti comunali. Poi il Consiglio o il commissario prenderanno atto di queste decisioni.

In questa confusione di valutazioni, tra dissesto o pre-dissesto, forse la presenza di un commissario prefettizio che prende decisioni consentirebbe di dare maggiore chiarezza all’operazione verità, visto che si tratterebbe di un organo terzo e non politico?
E’ un’operazione che è già partita e che finirà, indipendentemente se ci sia il Consiglio comunale in carica o che venga il commissario. La futura decisione non dipende da volontà politiche, ma dai numeri e dal parere di ragioniere capo e revisori dei conti.

Sicuramente, ma se tra dissesto o pre-dissesto dovesse scegliere un commissario prefettizio piuttosto che il Consiglio, nessuno potrebbe avanzare dubbi sulla decisione, perché si tratterebbe di una valutazione esclusivamente tecnica.
Io credo che il commissario prefettizio o il Consiglio comunale prenderanno atto, in ogni caso, di ciò che dicono i tecnici, cioè dirigente e revisori dei conti. Non ci può essere un voto sul dissesto per appartenenza partitica o per ideologia. C’è una presa d’atto dei conti. Ad oggi il ragioniere capo dice che si può ripianare in più anni e io mi fido. Se poi, a parere dei revisori dei conti, dovessero emergere dai conti altre conclusioni ne prenderemo atto. Ma è tutta una questione tecnica, non c’è volontà politica nel dissesto o pre-dissesto.

Ipotizzando il voto a maggio, come ci arriverà Gianluca Festa e come ci deve arrivare il Pd?
Bisogna cambiare lo schema che ci ha visto perdere alle comunali e alle provinciali. Non è più riproponibile un accordo con i demitiani. Serve una ripartenza coinvolgendo grandi aree della città. Il cittadino avellinese va motivato affinché diventi protagonista della vita amministrativa. Noi lanceremo un appello a quelli che vorranno impegnarsi al di là del colore politico e delle ideologie. E’ il momento di uno scatto d’orgoglio. Ci rivolgeremo principalmente alla generazione del 30-40enni, quella che per fortuna non ha mai chiesto e avuto niente. Ha dovuto sudare per ottenere quello che ha, quindi è libera come me di fare anche delle scelte che vadano oltre gli schemi canonici. Chiederemo a loro un impegno diretto e immagino un mix tra esperienze pregresse e new entry. Il prossimo governo nascerà sotto uno slogan “Non un simbolo, ma un sindaco”. Abbiamo bisogno di competenze, non soltanto di novità. Bisogna rigenerare e rinvigorire la pattuglia consiliare, ma a questa new entry vanno associate anche esperienza e memoria storica, oltre che cultura politica perché la politica fatta bene non è cattiva, è una cosa nobile. Abbiamo l’opportunità per far ripartire una nuova classe dirigente di cui Avellino e l’Irpinia hanno bisogno. Ce lo sta chiedendo la gente. Chi non capisce cosa è accaduto in questo anno è fuori dal mondo. E sono le famose cariatidi e parrucconi, gli onnivori di potere che non vogliono perdere la gestione del potere, ma la gente li ha già bocciati.