De Mita contro Renzi tra stoccate e accuse: un anno dopo il declino è inesorabile

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Pasquale Manganiello – Ko al terzo round. Questo fu l’esito dal face to face televisivo tra Matteo Renzi e Ciriaco De Mita, invitati da Enrico Mentana per espletare le ragioni del sì e del no allo scorso Referendum Costituzionale davanti al grande pubblico. Vinse De Mita che, in barba alla rottamazione renziana (rimasta in realtà molto nei propositi), affrontò quell’ora di duello entrando nel merito della Riforma e, provocato da Renzi, rispondendo colpo su colpo.

“Un parlamento che vota 700 volte vuol dire che chi lo dirige è un incapace – fu la prima bordata di De Mita a cui il segretario del Pd, messo all’angolo, rispose riprendendo dagli archivi la presunta causa scatenante che allontanò De Mita dal Pd, cioè la scelta di Veltroni di non candidarlo alle Politiche del 2008.

“Una volgarità” – ribattè il sindaco di Nusco, chiaramente ferito nell’orgoglio – io sono nato e morirò democratico cristiano mentre tu non so cosa sei, è scorretto mettere in dubbio la moralità politica.”

Matteo Renzi continuò a percorrere “questa strada scivolosa” ma fu la chiosa finale di De Mita ad emettere la sentenza sull’esito dello scontro televisivo:

“Renzi è irrecuperabile. Ha una tale consapevolezza di sè che non vede limiti alla sua arroganza.”

E’ vero che nella politica italiana le cose sono “liquide” molto di più della società di Bauman, è vero che il “tutto scorre” di Eraclito è facilmente riconducibile alle vicende parlamentari ed extraparlamentari, ma su Giuseppe De Mita capolista della coalizione a guida Pd in un collegio irpino, poco più di un anno dopo  quel dibattito su La7,  forse nessuno ci avrebbe scommesso. Eppure tant’è.

I rappresentanti dei circoli territoriali hanno già espresso il proprio dissenso rispetto a questa eventualità (a cui manca solo l’ufficialità) mentre la Segreteria Regionale ha indicato al Nazareno i 4 nomi del “commissariato” Direttorio (Paris-Famiglietti-De Luca-D’Amelio) per due Collegi. Come si comporterà l’elettorato Pd dovendo votare obbligatoriamente (il Rosatellum non dà scampo) Giuseppe De Mita capolista della coalizione? Non benissimo, per usare un eufemismo, ascoltando gli spifferi che vengono fuori da porte e finestre della sede di Via Tagliamento.

C’è chi ha già minacciato un eventuale e particolare “voto disgiunto” (scheda bianca alla Camera, voto al centrosinistra al Senato) e chi, considerando comunque la scelta un harakiri, voterà di fatto turandosi il naso ma senza fare campagna elettorale per il partito. Non una buona premessa in questo periodo già caratterizzato da quella che sembra a tutti gli effetti un’implosione del renzismo, travolto dagli scandali e sceso addirittura al 20% nei sondaggi. E se Valentina Paris cerca lidi sicuri lontani dall’Irpinia, Luigi Famiglietti (per lui posto bloccato, pare, nel listino Irpinia-Sannio) si ritroverà in coalizione con chi, non molto tempo fa, lo ha definito “bamboccio di Frigento”.

A rincarare la dose la possibilità, per niente tramontata nonostante le richieste del Pd Regionale, di ritrovarsi Angelantonio D’Agostino candidato nel Collegio uninominale Avellino: un ulteriore schiaffo alla dirigenza irpina del Partito Democratico ma soprattutto ai territori, a questo punto ritenuti non in grado di esprimere nemmeno un candidato Pd nei Collegi Uninominali della Camera.

A queste condizioni, il 5 Marzo l’Irpinia potrebbe rivelarsi la provincia in cui il Pd avrà perso più consensi rispetto ad un quadro nazionale già di per sé in netto declino.

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