Così il Clan Partenio 2 mirava agli appalti dell’Alta Irpinia

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di Andrea Fantucchio – Ci sono mire sugli appalti pubblici in Alta Irpinia fra gli interessi del clan Partenio 2. Lo si legge nell’ordinanza firmata dal gip, Fabrizio Finamore. Nelle 882 pagine vengono ricostruite le modalità con cui agiva il gruppo criminale che si occupava, principalmente, di usura ed estorsione. Oltre alla mappa che – per la Dda di Napoli – ha permesso al clan di radicarsi nella città di Avellino, ma anche a Mercogliano, Monteforte Irpino, Serino, Prata Principato Ultra, Pratola Serra e buona parte dell’Alta Irpinia.
Un’ordinanza che descrive il modo di agire del braccio armato del clan e che è costruita su quattro anni di indagine dei carabinieri del comando provinciale di Avellino, guidati dal colonnello Massimo Cagnazzo. Un documento che si affianca al decreto di sequestro, riferito a 17 persone, che fotografa invece quello che era considerato il motore economico del clan capace di allungare i tentacoli anche su settori come le aste giudiziarie. Un decreto che ha fatto inevitabilmente più rumore perché rappresenta la “coda politica” dell’indagine e coinvolge diversi colletti bianchi. Quelli che erano considerati gli “acceleratori” del gruppo criminale. Tutti si sono difesi, a partire dall’esponente provinciale della Lega, Sabino Morano, che si è auto-sospeso ma ha ribadito di essere pronto a chiarire al più presto la sua posizione. Nell’ordinanza cautelare, invece, viene descritta la ferocia e la forza che vengono attribuiti agli affiliati del clan.
Il gruppo criminale, dicevamo, era interessato a una zona dell’Irpinia ignorata dal primo clan Partenio: e cioè l’Alta Irpinia.
Appalti edili che facevano gola. E sui quali veniva imposta – secondo la ricostruzione degli inquirenti – una tangente che andava dal 3 al 5 per cento.
Prima c’erano gli avvertimenti. Come il 28 aprile e il 28 giugno 2016, nel mirino del clan finisce una ditta di Montella che si doveva occupare della costruzione della rete fognaria e del nuovo depuratore. Un mezzo dell’azienda è stato cosparso di benzina e viene lasciata in bella mostra la tanica. Segue una seconda visita al cantiere. Questa volta viene danneggiato il vetro dell’escavatore e i criminali versano all’interno il liquido infiammabile. Un anno prima era stata presa di mira l’azienda che si era assicurata la realizzazione di sistemazione idraulica e riqualificazione ambientale lungo un tratto del fiume Calore nel comune di Cassano irpino. L’obolo richiesto era di 2mila euro, pari al 3% dell’appalto.