Calcio di rigore per l’Avellino

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Claudio De Vito – Si deve protestare, con educazione ma bisogna farlo. L’Avellino ha contestato apertamente e platealmente l’operato di Davide Ghersini al termine della partita con lo Spezia già reduce dalla discutibile condotta arbitrale di Gianluca Manganiello in occasione della debacle con il Perugia.

Ma se quando si viene sommersi di reti in casa l’onestà intellettuale di non chiamare in causa l’arbitro ha il sopravvento, al contrario quando si dimostra di essere vivi e assolutamente competitivi come al “Picco” ci si può permettere di avere qualcosa da ridire sulla gestione di alcuni episodi.

Anche perché l’Avellino lamenta la mancata concessione di tre calci di rigore nel secondo tempo. Tre, non uno. Il primo per un tocco con la mano di Valentini su cross di Laverone quasi al quarto d’ora, il secondo per un atterramento di Castaldo a tu per tu con il portiere e dulcis in fundo il danno procurato di Chichizola ad Ardemagni che, in anticipo sul portiere argentino, va giù. Chi era allo stadio ha visto e la sensazione immediata dal vivo non ha lasciato dubbi che le immagini televisive potrebbero invece alimentare.

La teoria del bilanciamento degli episodi arbitrali a favore e a sfavore nell’arco di una stagione è da prendere per buona, ma quando in 180 minuti non viene concesso nemmeno un calcio di rigore su quattro allora c’è da protestare. Con civiltà ma c’è da protestare. Il calcio di rigore per l’Avellino è diventato un tabù.

Il potere discrezionale del direttore di gara è insindacabile, ma allora un portavoce della classe arbitrale o dell’AIA spieghi in un report pubblico ufficiale post-partita i motivi di una determinata decisione. Utopia, vero, ma sarebbe un modo per rendere il tifoso partecipe di un aspetto decisionale che a volte si avvale dell’interpretazione personale. Le polemiche certamente non si placherebbero ma almeno sarebbe un apprezzabile contributo di trasparenza per orientare il dibattito verso una direzione maggiormente costruttiva.

Allo stato attuale resta il fatto che l’Avellino è fortemente penalizzato da una serie di decisioni arbitrali clamorose. L’ago della bilancia degli episodi non pende certo dalla parte dei biancoverdi che in questa stagione stanno lottando contro tutto e tutti, compresa la giustizia sportiva che sta facendo il suo corso sul calcioscommesse.

Avanti da soli. Non serviranno dossier e pugni sbattuti sul tavolo. D’ora in poi, davanti ad un episodio come quelli nel calderone a La Spezia, basterebbe soltanto portare il fischietto alla bocca e decretare un calcio di rigore per l’Avellino.