Alto Calore, è scontro tra sindacati. La UIL: “Stanno accompagnando la società alla paralisi”

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alto calore
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Nel dramma che vive la Società Alto Calore Servizi, esiste ancora chi si presta per deformare un preciso indirizzo concordato con i lavoratori.

“Nonostante l’esistenza di un documento/bozza – recita il comunicato della UILTEC – siglato da tutti i segretari sindacali categoriali, ove erano elencati i punti deliberati all’unanimità dei presenti nell’assemblea del giorno 16 novembre 2017, è inquietante il successivo comportamento di FILCTEM-CGIL e FEMCA-CISL che anziché rimanere ai punti del documento come siglato, sovvertono il mandato ricevuto (depurandolo dei punti fondamentali) e, senza preavvertire, tentano il colpaccio mediatico anticipando (tale stortura) alla stampa.

Tutto ciò è completamente diverso dal percorso condiviso con i lavoratori.

Siamo di fronte all’evidente manipolazione che, forse, risponde al bisogno di non andare contro la linea di comando o per aprire ad altri ignoti obiettivi, altre finalità.

Di fronte ad un Management bloccato e incapace di uscire dallo stallo, è sconvolgente registrare tali dubbiosi comportamenti proprio da parte di chi ne dovrebbe, per ruolo e mandato, pretendere linearità, trasparenza e sicurezza del futuro societario e, quindi, dei lavoratori.

Ancora una volta si è preferito annacquare, depistare un percorso faticosamente costruito dalla UILTEC e dalla UGL; un difficile percorso peraltro vissuto dal Presidente di ACS che si sente “solo attaccato” e non si rende conto dello stallo, dell’incapacità di reazione, dell’immobilismo cui conseguono gravose perdite economiche.

All’avvio della procedura di raffreddamento in Prefettura – di iniziativa UILTEC e UGL – le altre due sigle sindacali (prima rimaste fuori per loro scelta) improvvisamente rinsaviscono e chiedono di associarsi alla nostra azione ma poi, strumentalmente, rompono alla prima svolta mettendo in campo l’ennesimo tentativo di destabilizzazione, la confusione ad arte, il rallentamento dell’azione sindacale.

Le false dichiarazioni, i giochini e le furbate, sono state smascherate.

La tutela dei lavoratori, della società ACS e della collettività si ottiene aggredendo le innumerevoli inefficienze che, come mai registrate prima, impongono in Irpinia l’erogazione dell’acqua nella formula Stop and Go.

Come concordato con i lavoratori attenderemo i trenta giorni nella speranza di ottenere i risultati (come riportati nella famosa bozza firmata da tutti) e qualora mancati, procederemo, come da mandato, con l’indizione dello sciopero – anch’esso già fissato in assemblea – per il giorno 19 dicembre 2017.

A parte la delusione e il disgusto provocato, c’interessa evitare il miserevole declino di un servizio primario che parte da un glorioso Consorzio, ricco di acqua e di risorse e che oggi vive di chiusure tipicamente insulari (queste per mancanza del bene) e che invece in Irpinia sono figlie della disorganizzazione perenne, dei mancati interventi sulle reti, dello sfascio infrastrutturale, aggravato dalle inette politiche di gestione degli ultimi management. Le chiusure servono sopratutto a risparmiare energia, servono per non alimentare le cospicue perdite di notte.

Nella terra dell’acqua, siamo di fronte ad un imminente e tragico epilogo e costoro, invece di rimboccarsi le maniche e affrontare il problema, per quanto possibile e dall’interno societario, ignobilmente si schierano tutelando il misfatto e, per velarsi spostano il problema, filosofeggiando, fino ad abbaiare alla luna per invocare improbabili finanziamenti.

Stanno accompagnando la società alla completa paralisi. La conseguenza di ciò, a prescindere da chi ne avrà il futuro compito, sarà un cruento piano di riordino, di lacrime e sangue, che si poteva e si doveva evitare con preventive e virtuose azioni interne, basate sull’efficientamento della gestione e delle attività, dall’intelligente sinergia tra una corretta programmazione degli interventi tecnici, quelli utili e redditizi, sostenuti dal recupero della dilagante morosità e dal recupero della cosiddetta perdita amministrativa (tronchetti, allacci abusivi, utenti non correttamente censiti), cose quest’ultime, del tutto mancate e ignorate, anche e soprattutto, in questi ultimi quattro anni.

Qualcuno, se ci riesce ancora e per tempo, illustri (loro), che “pantalone” è morto e gli investimenti oggi devono trovare spazio e forza dalla tariffa.

Ci vuole chi è capace di farlo, veramente e subito, altro che un’accozzaglia d’inettitudine e di sudditanza che, totalmente miope e inadeguata, finisce per abbaiare alla luna”.