Aids, in 4mila per il vaccino che previene l’infezione. Sperimentazione anche in Italia

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L’Aids continua a mietere vittime, solo lo scorso anno, i morti sono stati più di mezzo milione in tutto il mondo. Secondo il rapporto Unaids presentato oggi in Sudafrica, sono 770mila i morti tra chi ha contratto il virus dell’HIV.

Sempre stando ai dati diffusi, 37,4 milioni di persone vivono con l’HIV e le nuove infezioni nel 2018 sono state di 1,7 milioni. Anche se le cifre segnano un calo rispetto al 2017, i morti sono appena 30mila in meno allo scorso anno.

Quella che nello scorso secolo venne definita come una vera epidemia, tragicamente incurabile, ora sembra dare qualche spiraglio ai ricercatori che da anni cercano di sviluppare un vaccino adeguato.

Il direttore di Unaids sottolinea quanto sia necessario “investire adeguatamente e in modo intelligente, guardando anche ai paesi che stanno ottenendo i maggiori successi in questo campo. Sconfiggere l’Aids è possibile se ci concentriamo sulle persone, non sulla malattia, creando road map per i pazienti e le aree rimaste indietro, e adottando un approccio basato sui diritti umani per raggiungere le persone più colpite”.

L’obiettivo è quello di arrivare a 500mila totali entro il 2020, ma è un numero che ancora resta lontano.

Intanto, un nuovo vaccino è stato sviluppato dal National Institute of Health e sta per entrare in fase sperimentale. Per la fase finale del test, ribattezzato Mosaico, sono state reclutate 3800 persone in Sudamerica, Usa ed Europa, Italia compresa. Per l’Italia parteciperanno l’Ospedale San Raffaele di Milano, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena e l’Istituto nazionale malattie infettive ‘L. Spallanzani’ di Roma.

Lo studio sperimenterà un vaccino progettato per indurre una risposta immunitaria contro diversi ceppi allo stesso tempo, e verrà condotto su uomini che hanno rapporti sessuali con uomini e persone transgender tra i 18 e i 60 anni sieronegativi. Mosaico si aggiunge ad un altro test, Imbokodo, in via sperimentale in cinque paesi africani.

“Siamo impegnati nello sviluppo di un vaccino per l’Hiv sicuro ed efficace che sia utilizzabile dalla popolazione più vulnerabile al virus – spiega Anthony Fauci, direttore del Niaid -. Garantire che i vaccini sperimentali siano valutati in popolazioni diverse è critico per raggiungere questo obiettivo”.

Nella ‘corsa’ c’è anche una ricercatrice italiana, Barbara Ensoli dell’Istituto superiore di Sanità, il cui vaccino Tat si è dimostrato efficace invece nelle persone che hanno già contratto l’infezione. Nell’ultimo studio pubblicato il Tat è stato capace di ridurre fino al 90% il “serbatoio di virus latente” inattaccabile dalla sola terapia antiretrovirale.