Acs – Bocciato il bilancio: i chiarimenti di De Conciliis

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Avellino – In ragione del voto negativo espresso dall’Assemblea degli Azionisti della Alto Calore Servizi spa, il consigliere provinciale Ettore de Conciliis, vice capogruppo vicario del Pdl, ritiene opportune esprimere alcune considerazioni.

“Verrebbe da invocare un “Tempus Tacendi” da parte del Centro-Sinistra sulla vicenda Alto Calore: dopo estenuanti rimpalli di accuse, anche gravissime, che i vertici delle sue società, entrambi del Pd, si sono rivolti a vicenda per settimane e dopo i due “fallimenti” del Presidente Maselli sull’approvazione del bilancio ACS, oggi vediamo come, e questo è un fatto incontrovertibile, con il ricambio delle amministrazioni è cambiata la maggioranza degli azionisti dell’Alto Calore; anziché prenderne atto e procedere senza indugio al rinnovo dei Consigli di Amministrazione e così, finalmente, aprire una fase nuova volta a tutela della qualità del servizio, si registrano demagogie, sortite ed accuse, in specie al Presidente dell’Amministrazione Provinciale, che non possono passare sotto silenzio.

Abbiamo verificato, per la seconda volta, che lo strumento contabile proposto dal Presidente Maselli non abbia ricevuto il consenso degli azionisti; da ciò ne consegue la delegittimazione del Consiglio di Amministrazione e la esigenza di provvedere, quanto prima, al rinnovo del vertice della società; assistere a tale ostinazione, da parte dell’attuale CdA, a rimanere in carica è incredibile, ricordo che se si fosse trattato di un Consiglio Comunale ci sarebbe stato il commissariamento da quasi due mesi.

Invocare la gravità di tale diniego al bilancio, rispetto a presumibili ritardi o a difficoltà gestionali e patrimoniali è falso, demagogico e assolutamente strumentale: se il Presidente Maselli avesse avvertito come indifferibile e politicamente corretto presentare le proprie dimissioni già dopo la votazione del 3 maggio, laddove neanche ottenne la fiducia degli azionisti, il percorso politico, economico ed aziendale dell’ACS sarebbe stato sicuramente, oltre che più sereno, già avviato alle migliori soluzioni possibili; ogni “richiamo alla responsabilità” non può essere promosso da chi, per primo, non accetta di mettere in discussione sé stesso, ricordo che già dalla prima bocciatura ci eravamo dichiarati disponibili a trovare una soluzione mediata e comprensiva a patto del rinnovo del CdA. Prima di invocare il senso di responsabilità altrui occorre prendersi le “proprie responsabilità”.

Per quel che attiene la nostra posizione occorre sottolineare quanto sia stato compatto e determinato l’atteggiamento della rappresentanza amministrativa ed azionaria del Pdl che, coerente con le posizioni assunte da sempre in seno all’Assemblea, non poteva che bocciare una proposta di bilancio prodotta da chi non ha mai avuto né il nostro sostegno né la nostra la fiducia; più anomalo l’atteggiamento dell’Udeur (solo beneventano in quanto in Irpinia non ha rappresentanza), incredibilmente favorevole al bilancio come di Noi Sud, formazione politica che, all’indomani della prima bocciatura al bilancio, si produsse nell’autocompiacimento mediatico di essere stata una formazione “determinante” per il risultato e poi, diversamente, ieri ha opzionato per un cambiamento di rotta tanto incoerente quanto, ora come allora, evidentemente “irrilevante”.
Il voto favorevole delle rappresentanze Udeur e Noi Sud, ininfluente nella conta finale, comporta, da parte di tale formazioni, una dichiarazione definitiva di chiarezza: non c’è bisogno di ricordare che l’appartenenza al Centro-Destra, oltre ad essere predicata, deve essere “praticata”; in una alleanza possono pur esistere differenze di vedute ma non si possono assumere atteggiamenti così in contrasto con la “fisiologia” stessa della coalizione senza che ciò comporti, in tutti i livelli amministrativi, una verifica.

Dovunque, se non in Irpinia, una classe dirigente che opera in una democrazia matura, si rende conto quando non ha più la legittimazione per governare o per gestire, e conseguentemente si fa da parte onde non ledere ulteriormente gli interessi pubblici in gioco. Dovunque, se non in Irpinia, un Consiglio di Amministrazione di una società a capitale pubblico ha il dovere di rimettere il proprio mandato alla volontà degli azionisti quando, ed è stato ulteriormente evidente ieri, non ha più i numeri, la fiducia, la rappresentatività. Tutto il resto, purtroppo, non è solo “noia”, ma semplicemente quello che si definisce malapolitica”.

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