Verso le regionali – Le elezioni in Emilia Romagna e Calabria vero banco di prova per il Governo

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Michele De Leo – E’ un fine settimana di alta tensione per la politica italiana. Le votazioni in Emilia Romagna e Campania sono un banco di prova per la tenuta della maggioranza e le sorti del Governo giallorosso. Sono, però, importanti anche in vista delle elezioni di primavera in Campania, soprattutto nelle fila del centrosinistra: un eventuale crollo del Movimento Cinque Stelle ridisegnerebbe gli equilibri all’interno della coalizione e – con Luigi Di Maio che non è più capo politico – potrebbe portare ad un’insperata alleanza. Pure con Vincenzo De Luca candidato alla carica di Governatore. Ma non è questo che tiene i riflettori accesi sull’appuntamento politico di domenica. L’attenzione è rivolta soprattutto alle elezioni in Emilia Romagna: il risultato delle urne calabresi – nonostante la discesa in campo dell’imprenditore Pippo Callipo per il Partito Democratico – sembra segnato. Una vittoria della senatrice leghista Lucia Borgonzoni, infatti, aprirebbe una riflessione anche a livello nazionale e potrebbe diventare il punto di rottura non solo dell’attuale esperienza di Governo, ma anche dell’intera legislatura. E’ inevitabile che il crollo dell’attuale Esecutivo – soprattutto alla luce dei numerosi abbandoni da parte di parlamentari del Movimento Cinque Stelle – possa essere il preludio di un ritorno alle urne. La conferma di Bonaccini metterebbe non solo un argine alla crisi di Governo, ma rappresenterebbe anche la rivalsa di un sentimento moderato rispetto alle esasperazioni politiche di una destra che – la chiusura della campagna elettorale a Bibbiano lo dimostra – continua a far leva sulle preoccupazioni e le paure della gente, urlando slogan e lanciando promesse destinate a rimanere tali. Eventuali elezioni anticipate aprirebbero le porte – stando almeno a quanto evidenziano i sondaggi – ad un Governo di destra. Rappresenterebbero, però, un salto nel vuoto soprattutto per il Movimento Cinque Stelle, in caduta libera per l’incapacità di assicurare le risposte attese dai tanti elettori. Un elemento che avrebbe dovuto favorire una riflessione diversa da parte del capo politico, che si è dimostrato poco lungimirante ed incapace di realizzare un’analisi concreta della situazione. Di Maio ha archiviato le alleanze elettorali dopo la sconfitta umbra, che pure appariva certa come quella calabrese, forte di un consenso maturato il 4 marzo del 2018 che i Cinque Stelle hanno dimostrato di non avere più. Sostenere le candidature di Bonaccini in Emilia Romagna piuttosto che di Callipo in Calabria o Vincenzo De Luca in Campania avrebbe eventualmente potuto consentire la presenza in alcuni governi regionali, assicurando maggiore forza all’Esecutivo di Giuseppe Conte e la possibilità di tornare a crescere nei consensi. Il rischio, invece, è quello di un Movimento destinato ad occupare ruoli sempre più marginali che – in un contesto politico come quello attuale – finirebbero per pesare sulla tenuta stessa dell’esperienza a cinque stelle.